«Avrei spinto Aliberti a fare una grande squadra»

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di Matteo Maiorano

«Bombardini fa gol». Sono pochi i calciatori che nella storia granata possono vantare di udire nel loro stadio un coro loro dedicato. Fantasista dalla classe sopraffina, Bombardini fu protagonista, nel biennio tra il 2004 e il 2006, di una parentesi molto suggestiva e avvincente, purtroppo terminata con il fallimento dell’allora Salernitana Sport. Il calciatore ha lasciato un segno indelebile nella piazza, tangibile ancora oggi a 15 anni di distanza dall’ultima apparizione con la maglia granata.

Unico calciatore ad essere passato dalla Roma alla Salernitana insieme ad Agostino Di Bartolomei…

«Avevo collezionato poche presenze nella Capitale e ho deciso di mettermi in gioco in una piazza che mi facesse sentire importante. Amo il calore dei tifosi, questo viene prima di ogni contratto. Furono Aliberti e Longo a cercarmi: il patron venne un paio di volte a Zingonia, centro sportivo giallorosso. Le sue parole furono: «Davide nonostante la retrocessione sul campo, ci ritroviamo a giocare in serie B (Caso Catania, ndr), adesso voglio giocarmi le mie carte per fare un bel campionato. Tu sei il calciatore che fa al caso nostro, a Salerno diverrai l’idolo dei tifosi». Mi dispiacque per come andarono poi i fatti: io che vivevo lo spogliatoio e l’ambiente so quanto Aliberti tenesse alla sua creatura. Ricordo che quando le cose andavamo male cercava in tutti i modi di spronare la squadra, le sue espressioni quando la Salernitana perdeva erano emblematiche del suo stato d’animo: prima durante e dopo la partita era visceralmente coinvolto in quello che accadeva nel rettangolo di gioco».

Bombardini sarebbe rimasto a Salerno se l’allora Salernitana Sport avesse continuato nel suo esercizio?

«Avevo altri due anni di contratto. In città ero molto apprezzato, non avrei avuto problemi a restare, sarebbe stato un grande stimolo perché avrei spinto per allestire una grande che puntasse alla promozione».

Rivede nei calciatori oggi lo stesso attaccamento per i colori che c’era ai suoi tempi?

«Certamente. Raffaele Schiavi è innamorato della maglia, ho parlato con lui svariate volte di questo. E’ un professionista che sente la pressione di dover dare il massimo, anche per gli altri: ricordo quando esordì con la Salernitana nel 2004. Anche con Danilo D’Ambrosio, oggi all’Inter, spesso parliamo di quello che si era costruito 15 anni fa: sovente gli vengono alla mente ricordi di quando, lui in primavera, veniva a vedere noi della prima squadra».

Gregucci, tecnico che lei conosce bene, dal punto di vista emotivo in che modo può aiutare la squadra?

«E’ l’uomo perfetto per insegnare ai ragazzi cosa significa giocare in questa piazza, il mister è un uomo ricco di valori e principi. E’ molto legati ai colori granata, lui crede molto nei principi individuali della persona. Il calcio è soprattutto una questione di testa, prima che di piedi».

Questa Salernitana può ambire ancora a posizioni di vertice in questo campionato?

«I play-off sono un traguardo alla portata della rosa granata. Ogni anno vengono fuori delle problematiche, a settembre ritenevo fosse addirittura l’anno giusto per puntare alla vittoria del torneo».

Oggi di cosa si occupa Davide Bombardini?

«I miei interessi ruotano intorno al ramo immobiliare. Per quanto riguarda il calcio, ho deciso di tenere in considerazione solo ipotesi che potessero allettarmi dal punto di vista emotivo».

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