Cani e gatti randagi, gli “Invisibili di mamma Anna”

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di Grazia Biondi

“Due cose mi sorprendono l’intelligenza delle bestie e la bestialità degli uomini” – (Tristan Bernard).

Il 4 ottobre si festeggia San Francesco d’Assisi, riconosciuto dalla Chiesa, santo protettore degli animali, per questo ritengo che in una comunità che si definisce cristiana queste creature vadano difese e tutelate. La vicenda che sto per raccontare è quella di una volontaria e di tutti quei cani abbandonati e maltrattati presenti sul territorio di Baronissi, piccola cittadina della Valle dell’Irno, in provincia di Salerno.

Anna Maria Monetta è una donna che da oltre 10 anni, insieme ad una rete di volontari, aiuta cani e gatti randagi. Ha deciso di costituire un’associazione perché le era stato consigliato come percorso necessario da intraprendere per meglio aiutare i piccoli randagi. Le belle parole, però, non sfamano i cuccioli di cane e non danno loro una casa, non aiutano queste creature a stare meglio, basterebbe andare sulla pagina Facebook dell’associazione per vedere con quanto amore disinteressato si svolge questa accoglienza.

Nei giorni scorsi, vi è stato un vero e proprio allarmismo su Baronissi, a causa di un articolo riguardante una presunta aggressione, ai danni di una signora, da parte di alcuni cani padronali. Una notizia poi rettificata e smentita ma che, nel frattempo, ha innescato una sorta di psicosi che ancora sta danneggiando tutti i nostri amici pelosetti sfortunati. La maggior parte dei randagi è stata maltrattata e abbandonata e ha paura degli esseri umani; una paura tale da indurre gli animali a scappare dagli esseri umani non appena ne incontrano uno, a differenza di quanto accade con i cani che godono dell’affetto dei padroni che spesso vagano sul territorio, incustoditi e senza museruola.

Questo non per fare una discriminazione, ma per far capire che l’uomo è sempre artefice dei disagi e della probabile aggressività di alcuni cani. Ho deciso, così, di capire il reale funzionamento del volontariato e di capire chi fossero i cani che la signora Anna Maria, fondatrice e presidentessa dell’associazione “Gli invisibili di mamma Anna”, accoglie e sfama. Sono state giornate infinite e mai avevo assistito a tanta dedizione per questi animali deboli e indifesi: sono stata colpita dalla grande forza e dell’enorme determinazione con cui interviene in prima persona per soccorrere, curare e riportare alla vita gli ultimi, quelli senza scampo. Cerca loro una casa e degli “umani” che li accolgano, restituendo a loro e alla società civile quell’umanità che dovrebbe distinguerla dalle “belve feroci”. È su quest’ultima espressione che spesso mi sono interrogata: chi sono le vere “belve”?

Guardando Anna Maria ho imparato tante cose ma, soprattutto, ho capito chi sono coloro che parlano di tutela degli animali e quelli che li proteggono e li amano veramente. In piena notte, di giorno, con la pioggia battente o sotto il sole soccorre e accudisce queste creature indifese, emarginate e sole. Una donna così reca lustro a una piccola comunità come quella di Baronissi.

Quel che è certo è che l’amministrazione potrebbe intervenire e fare di più, impegnandosi concretamente per riuscire a far ottenere ad Anna Maria e ai suoi ospiti un rifugio, senza così dover ricorrere a “deportazioni” e affidi a chi di questi animali ne farebbe altro, perché sarebbe come togliere alla loro madre le proprie creature. Anna Maria e le altre volontarie ci sono, ci sono senza aiuti economici e con tanti sacrifici che andrebbero onorati con un giusto e meritato riconoscimento, legato al loro impegno. Si potrebbe dire per “meritocrazia”, proprio perché loro si occupano dei più deboli eì in questo impegno è racchiuso un grande esempio di umanità e di sensibilità della comunità alla quale appartengono.

In più giornate trascorse con loro, mi sono resa conto di quanto lavoro e dedizione ci sia, purtroppo come in tutte le situazioni di emergenza, molti cani rifiutati o randagi vivono situazioni di pericolo e di abbandono. Purtroppo questo piccolo centro, anni addietro, è passato alle cronache per la vicenda di Tremolino, cane di quartiere avvelenato dall’uomo: un atto disumano che fu fermamente condannato dall’intera comunità cittadina. Oggi altri cani rischiano di fare la stessa fine, ovvero quei cani che non aggrediscono l’uomo perché ne hanno troppa paura!

Io stessa ho potuto constatare che quando arriva il cibo loro restano nascosti, perché l’uomo a cui sono stati fedeli li terrorizza; ho pensato ad ognuno di loro, allo stato di abbandono vissuto, ai maltrattamenti subiti, mentre ho visto e letto negli occhi di questa donna una grande bontà ma anche una grande tristezza, perché nonostante l’aiuto di bravo veterinario sul territorio, il dottor Gaetano Petta e dei tanti cittadini privati, oltre alcune attività commerciali che cercano nel loro piccolo di sostenerla, l’emergenza cani e gatti è una realtà drammatica che grava sulle spalle di poche persone. Pur non rappresentando un’associazione animalista, ma sicuramente un’associazione che si occupa dei più deboli e degli indifesi, chiedo un impegno al primo cittadino, con la certezza che si riconoscerà, alla signora Anna Maria e a tutti i volontari che operano sul territorio, un aiuto, perché è solo con il supporto concreto dell’amministrazione comunale che si potrà realizzare – attraverso un sostegno economico (visto che molte spese che vanno dal cibo alle cure veterinarie oltre la possibilità di affidarli sono a carico dei volontari stessi) – un progetto concreto ed efficace.

Allo stesso modo, basterebbe anche un piccolo appezzamento di terreno comunale (su indicazione del Comune stesso) in modo da poter attrezzare un rifugio nel quale ci si possa recare agevolmente, al fine di curare e accudire. Ritengo che sia il caso di coinvolgere tutte le figure istituzionali, e sono certa che questo appello non finirà nel dimenticatoio, il sindaco Gianfranco Valiante è attento alle problematiche di una comunità, come già aveva fatto ai tempi di Tremolino, poiché una collettività che si adopera per la tutela degli animali è espressione di civiltà ed essere sempre dalla parte dei più deboli è un grande atto di coraggio e di umanità.

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