«Diamo ai giovani la possibilità di sapere che esiste l’arte»

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di Erika Noschese

Un attore di periferia che fa teatro terapeutico: così si definisce il regista salernitano Antonello De Rosa che con Scena Teatro continua a conquistare un successo dopo l’altro. Lo scorso 28 settembre, infatti, al centro sociale è andato in scena lo spettacolo La Lupa che ha riscosso un successo strepitoso. A calcare il palcoscenico grandi nomi del mondo dello spettacolo nazionale come Vladimir Luxuria e Nadia Rinaldi, entrambe vincitrici del premio Scena Teatro 2019.

Antonello De Rosa, regista conosciuto non solo a livello locale, hai portato nella tua città ancora uno spettacolo di successo. Quali sono i tuoi progetti attuali?

«In questo preciso momento il mio progetto è portare a termine lo stage de “La Lupa”, con 50 stagisti e Nadia Rinaldi che sto guidando come regista proprio ne “La Lupa. ”È uno spettacolo che è andato in scena il 28 settembre, in occasione del premio Scena Teatro che quest’anno è stato consegnato a Vladimir Luxuria, Nadia Rinaldi, Lucia Sardo – che è una straordinaria attrice catanese -, Gió di Sarno e un’attrice locale quale Margherita Rago. Ho fatto questa distinzione tra nazionali e locali perché è importante dare luce ai nostri “prodotti”, a quelli della Campania e a quelli salernitani; ci sono grandi professionalità che, come al solito, fanno anche molta fatica a uscire fuori. I progetti a lungo termine sono delle produzioni i cui nomi ancora non svelo, con Nadia Rinaldi e con Pino Strabioli. Abbiamo anche il secondo anno, la continuità grazie al sostegno dell’assessorato di Mariarita Giordano, per i workshop gratuiti per gli allievi di Scena Teatro e per tutti i ragazzi e le persone che vorranno partecipare; ci sono grandi nomi: l’anno scorso abbiamo avuto la possibilità di lavorare con Pino Strabioli e Nadia Rinaldi, con Rino De Martino del teatro Bellini di Napoli. Ecco, il mio progetto fondamentale è la formazione, cercare di educare l’allievo fino a farlo innamorare di questa disciplina. Non insegno il successo, quella è una conseguenza di questo studio; per diventare dei bravi attori bisogna essere allievi umili: l’umiltà non intesa in quei termini che siamo abituati a sentire e risentire ma l’umiltà vera, quella di toccare la polvere del palcoscenico. Se entra quella forma di cultura come forma mentis tu puoi aspirare a grandi cose ma se ti appropinqui al teatro con presunzione diventa più complesso».

Cos’è per Antonello De Rosa il teatro e cos’è l’arte?

«Per me il teatro è prendersi cura di sé stessi, delle proprie emozioni, dei sogni che albergano in ognuno di noi; è prendersi cura delle speranze: il teatro è questo, l’arte è questo. Ci dà la possibilità di avere dei fari, dei punti di riferimento per far si che la nostra vita possa camminare in un certo modo. Ecco la mia grande rabbia quando vedo i giovani vivere come se non amassero più niente. Noi non gli abbiamo più dato la possibilità di far sapere loro che esiste l’arte, perciò abbiamo questo sbandamento nei giovani ma l’arte è un faro, una linea guida che può piacere o meno ma almeno sai che esiste una linea guida al bello e questo è l’arte».

Sembra che i giovani vivano senza passioni, come hai detto poco fa. Quanto può essere importante il teatro, l’arte o uno spettacolo per i giovani d’oggi?

«Per i giovani è importantissimo. Loro ora ignorano tutto questo e molti non sono mai entrati in un teatro, e non intendo a vedere uno spettacolo perché quello, se ti capita, puoi vederlo su internet o in televisione. Ecco, molti giovani non sono mai entrati in un teatro e siccome io ho la possibilità di incontrare centinaia di ragazzi alla settimana, quando gli do la possibilità di entrare nel teatro in cui lavoro guardo le loro espressioni che cambiano e quello che loro pensavano qualche minuto prima di entrare lo trasformano. È questo ciò che dobbiamo fare: dare la possibilità di crescere e di sapere che esiste l’arte».

Tu sei molto in contatto con i bambini, tanti sono gli stage a loro dedicati…

«Amo molto la formazione, soprattutto quella in tenerissima età; amo i bambini perché hanno un’energia e una fantasia che a chi fa questo per mestiere è una provocazione: i bambini hanno la capacità di vedere i personaggi, noi adulti invece facciamo un po’ più fatica a lavorare di fantasia. Quando al bambino racconto di un personaggio lui sa dirmi come parla, come cammina e questo è importante. E’ importante smuovere la fantasia che, spesso e volentieri, in tenerissima età viene messa da parte facendo spazio alla tecnologia che sta distruggendo un po’ le nostre cellule».

Scena Teatro, tra le altre cose, ha stretto una forte collaborazione con Vladimir Luxuria, spesso a Salerno, ma tanti sono i nomi di successo che ti stanno accompagnando in questo “viaggio”…

«Vladimir è un’amica di Scena Teatro. Io l’adoro perché è una donna semplice, una persona e un’anima coraggiosa che ha lottato per i grandi diritti. Con lei abbiamo sposato questi progetti di produzione; poi è una persona ricca, ma veramente ricca, di cultura: si informa e io amo le persone che possono arricchirmi».

Quali sono i tuoi progetti futuri?

«I miei progetti futuri sono una marea di produzioni teatrali perché Scena Teatro produce spettacoli teatrali. Non svelo – perché “non è vero ma ci credo” – ma sono in movimento tanti spettacoli, tante produzioni. Qualcuno mi ha chiesto perché ho scelto il centro sociale e non illustri teatri cittadini e io rispondo sempre che mi considero un uomo che fa teatro di periferia. Per me il teatro è terapeutico e questo è il grande progetto».

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