I successi del settore giovanile tra campo e famiglia

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di Matteo Maiorano

La formazione vietrese, tra mille difficoltà, riuscì a costruire una delle più belle realtà del panorama provinciale. Il Vietri-Raito composto dal trio Palma, Andreozzi e Martino fu così artefice di una scalata ai vertici del calcio dilettantistico che andò di pari passo con i progressi realizzati dal settore giovanile costiero. I tanti giovani, arrivati presso il campetto di Marina, seguivano i dettami tattici di mister don Nicola Gregorio, con profuso spirito di sacrificio e abnegazione.

Nonostante l’uomo non rispettasse i canoni tradizionali del mister navigato, comunicò ai ragazzi tutta la propria passione per il calcio, tanto da spingere molti verso le più grandi piazze del nord Italia.

«L’impegno della dirigenza nei confronti dei giovani talenti non era limitato al semplice allenamento. Peppe Palma e Renato Andreozzi – spiega Giuseppe Martino – hanno fatto un lavoro straordinario sotto il profilo educativo. Ripetevano sempre ai ragazzi che giocare era importante, ma lo era ancor di più vivere nel rispetto del prossimo e nella solidarietà. Con i presidenti eravamo riusciti a togliere diversi elementi dalla strada, radicando i sani valori di questo sport, oggi perduti».

Gli enfants prodige dialogavano spesso con la proprietà: «Ogni trimestre incontravamo i ragazzi presso i saloni dell’hotel Raito. A Natale regalavamo spumante e panettone alle famiglie: fu un forte momento di aggregazione. Renato Andreozzi lamentava il fatto che i politici non facessero abbastanza per diffondere il calcio in paese: le strutture erano insufficienti a soddisfare la voglia di sport che ormai a Vietri era dilagante».

Le figure fondamentali per lo spogliatoio giovanile erano diverse: «Oltre ai talent scout Felice Moscariello ed Enzo Campione vi erano i mister, che avevano il duplice compito di allenatori e maestri di vita. Tra i più amati vi erano sicuramente Don Nicola Gregorio, al quale diversi calciatori hanno dedicato le proprie vittorie, Severino, Barone e Olivieri. Giovanni D’Acunto, che al Vietri-Raito ha dedicato praticamente la sua vita, era un padre per molti giovani calciatori».

Quest’ultimo aveva un soprannome particolare: «Lui era per tutti noi ‘O Sovietico. Lo chiamavamo così per le sue inclinazioni comuniste. Con lui si parlava di tutto, non solo di calcio. Era un profondo conoscitore del mondo che ci circonda».

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