“La mia esperienza con il vaccino”

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di Veronica Benincasa

Il 12 Gennaio 2021 ore 13,30 mi sono vaccinata! Appena l’ho comunicato ad Andrea, subito mi ha detto: “Dai non mi scrivi nulla della tua esperienza?” Mi sono vaccinata perché collaboro all’ ospedale Ruggi d’Aragona ad un progetto sul Lavoro Stress Correlato, mi sono vaccinata poco più di 24 ore fa e oggi sono qui a lavorare, a raccontare, a condividere. La mia esperienza è stata comunque positiva, comune alla maggior parte delle persone. Ho avuto brividi, mal di testa, dolori articolari ed un lieve, ma fastidioso dolore al braccio, posso dire che si tratta di un vaccino che non ha effetti collaterali interessanti, sono stata solo un po’ a riposo il giorno stesso, ma se penso a quanti rischi legati al Covid-19 sono riuscita a sottrarmi, mi considero davvero fortunata. Avrò la seconda dose già programmata il 2 febbraio prossimo, dopodichè dopo una settimana potrò essere immune, non è meraviglioso?. Dopo tutti questi mesi difficili e distanti dalle persone a me care, si inizia nuovamente ad ipotizzare di essere di nuovo in relazione, possibilmente vicini anche ai miei pazienti che da mesi ormai vedo o soltanto via skipe o a studio , ma a distanza e con mascherina, che ovviamente riduce la nostra libertà di comunicazione che si sa nel mio lavoro è essenziale. Saremo nuovamente a pranzo insieme, potremo nuovamente abbracciarci, stringerci senza paura di mantenere la distanza richiesta. Spero che possiamo essere al più presto in tanti. Lo spero davvero. E’ arrivata finalmente l’ora del passaggio al nuovo, alla vita che desideriamo e che in questi mesi il covid -19 ci ha sottratto. Una vita che ci è apparsa così lontana. In passato per preparare un vaccino ci volevano 10-15 anni e talvolta non sono bastati neanche 50 anni. Con questo vaccino, i ricercatori si sono davvero superati, ci sono riusciti in un anno e questo è un vero e proprio miracolo da parte della scienza che dobbiamo sfruttare, a cui non dobbiamo e non possiamo assolutamente sottrarci.

Il dottore Burioni, virologo e professore ordinario al San Raffaele di Milano, ha puntualizzato che il vaccino è sicuro ed efficace, che seppure ci sono effetti collaterali gravi, questi sono rari e comunque curabili, perché si tratta di reazioni anafilattiche. Anche il nostro amato Dottore Rodolfo Punzi, infettivologo, primario e direttore al reparto di Malattie Infettive ed Urgenze Infettivologiche dell’Ospedale Cotugno di Napoli, ha detto lo stesso ed ha dato testimonianza della sua fiducia al vaccino, sottoponendosi ad esso il 27 dicembre scorso, giorno del V- day ( vaccino day). Concludo con le parole della dottoressa Ilaria Donadio, al lavoro in prima linea nella lotta al Coronavirus come anestesista nel reparto di Rianimazione Covid al Policlinico di Bari. Cosa c’è nel vaccino anti Covid-19? Le sue parole sono state: ” Nel momento in cui abbiamo sentito il liquido entrare nel nostro corpo abbiamo capito che lì dentro c’erano soprattutto i baci e gli abbracci dimenticati , le gite scolastiche, gli anziani a capotavola il giorno di Natale, le mense affollate. È tutto contenuto in una piccola siringa, che porta con sé la possibilità di tornare alla normalità. C’erano i ragazzi con lo zaino sulle spalle, i cinema all’aperto, i teatri pieni e il concerto di Vasco che dall’alto sembravamo tanti puntini attaccati. C’era la tavolata di amici al ristorante, prendo la pizza diversa dalla tua così ce la dividiamo, il viaggio a Tokyo senza prenotare, la cena con i compagni del liceo che in fondo siamo sempre gli stessi e la libertà di poter rimanere a casa che poi, chi ci rimane più, dentro quelle quattro mura? C’era il lavoro, gli aerei che ripartono e le stazioni piene”.

Sono i gesti del quotidiano che fino a pochi giorni fa erano scontati, fatti con superficialità, e che adesso alle prese con questo maledetto distanziamento sociale, mascherine e igienizzanti sembrano inimmaginabili. Eppure sono lì che aspettano di essere rivissuti, magari con maggiore consapevolezza, coerenza, libertà e gioia. Sono piccole e grandi cose, come un bacio sulla guancia quando incontriamo un amico, la stretta di mano per presentarsi a uno sconosciuto o per sancire un incontro, la palestra affollata, le candeline soffiate su una torta e poi tutti a mangiare la propria fetta incuranti degli effetti che ne può derivare. È quello che è mancato dall’inizio della primavera 2020, quando con il primo lockdown tutti noi ci siamo ritrovati chiusi in casa come ricci, la sola strategia difensiva possibile allora per contrastare l’avanzare di un nemico sconosciuto chiamato Covid-19. Ora c’è un vaccino, ma non bisogna dimenticare quanto abbiamo vissuto. È mancato quindi il nostro rossetto, come sono mancati i nostri visi tutti interi e i professori che facevano lezione in presenza, i compiti passati sotto banco, i suggerimenti dei compagni il giorno dell’interrogazione, l’andare a fare la spesa senza aspettare fuori il proprio turno, l’andare in auto tutti insieme senza timore di essere troppi, il sedersi in sala d’attesa dove ci pare e non dove c’è la scritta “siediti qui”, andare a far visita un amico o un parente senza preoccuparsi di che zona fosse oggi. Credo inoltre che nel vaccino ci sono un profondo senso di generosità e umanità, perché il vaccino si fa per se stessi, ma soprattutto per gli altri!

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