La peste a Salerno et la gratia di San Matteo

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Nel 1656 il tremendo morbo della peste attanagliava il regno di Napoli senza risparmiare Salerno, dove si riportarono circa 3000 vittime. Da un resoconto della peste, conservato a Napoli, si ritrovano i primi casi infetti sul finire di giugno.

L’amministrazione reagì prontamente al pericolo. A tal proposito si ritrova nel testo: prima che si dilatasse e’ prendesse forza, prevedendo a’ quanto era necess.rio, furono da questa Deputazione formati fuora delle mura due lazzaretti e’ fabricati piu’ luoghi particolari per la sepoltura de cadaveri

1. Ancora, nel mese di luglio, si era augumentato il morbo e giamai in una giornata restò cadavero alcuno insepolto. Negli atti dei notai si riscontra il difficile periodo e, in quelli di D’Arminio e Siniscalchi, principalmente nei testamenti, si riscontrano le diciture infirmus corpore morbo contaggioso 2 oppure tempus pestis

3. Nel resoconto della peste, firmato dai deputati della salute della città di Salerno in data 17 febbraro 1657, si legge che, in tale data, la peste è ormai scomparsa per l’intercess.ne della sacratiss.ma Vergine, et deli Glorioso Apostolo, et Evagelista San’ Matteo nsto Protett.re

4. Il documento del 20 febbraio 1657 accresce ancor più l’accreditato intervento del santo evangelista. Nello stesso si legge: il che fù da Noi attribuito (la scomparsa del morbo) a’ singular Gratia ottenuta dalla Divina Miser.dia col mezzo dell’intercessione del GG.o Apost.o, et Evang.a S. Matteo… più tosto ch’opra humana, Perilche essendose da qsto Popolo con calda preghiere ricorso alla d.a Intercett.ne per la salvezza d’Essa Citta’, con evidente Gratia nella sua festività, delli 21. del mese di sett.e, si vedde a’fatto cessare il detto contaggio

5. Altro particolarissimo rogito si ritrova nel protocollo del 1661 del notaio Geronimo D’Arminio. In data 23 giugno 1656 (riportata nel libro de decreti di d.a Città e richiamata dal suddetto atto) l’amministrazione della città aveva promesso di far fare dui candelieri grandi, seù splendori d’argento con l’arme, et descrittioni d’essa Città per il santo patrono.

Per riparare alla promessa non mantenuta, con atto dello stesso notaio in data 20 settembre 1661, il sindaco Angelo De Vicariis e gli eletti consegnavano ai parroci del Duomo di San Matteo quello che avevano fatto fare da Pietro di Crescienzo Angentiero di Napoli e cioè sei candelieri, quattro Giarre, un Crocefisso, una carta di Gloria, et una carta d’imprincipio di argento di peso libre cento et sei, et mezza, et cinque quarta 6. In tutto saranno spesi, per argento e manifattura del de Crescenzo, 1571 ducati, tarì e grana 15.

Aniello Ragone – Cavastorie

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