«Per valorizzare al meglio i giovani dovevo farli uscire dalla Costiera»

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di Matteo Maiorano

I contatti tra Enzo Paolillo e Peppe Martino cessarono. Quest’ultimo non vide di buon occhio il messaggio che trasparì dagli organi di informazione e virò i propri interessi verso altri lidi.

Il Vietriraito proseguì l’esperienza nel campionato di Promozione, ma Martino intuì che per valorizzare il pacchetto giovanile era necessario affidarsi ad un sodalizio che militasse in categorie superiori e visioni a più ampio respiro.

Agli inizi degli anni ’80 la Pro Cavese acquisì il titolo sportivo della Pro Salerno e Martino sfruttò l’occasione per far giocare i giovani in campionati più blasonati: «Presidente dell’allora Pro Cavese, all’atto dell’acquisizione del sodalizio cittadino, era un mio socio nell’attività di ristorazione, Guerino Amato. Purtroppo mi resi conto che per valorizzare al meglio il lavoro dei ragazzi e farli esplodere a livello nazionale era necessario uscire dalla costiera. Purtroppo le strutture non erano idonee ad accogliere un progetto ad ampio respiro, con la Vietriraito stavamo faticando molto per trovare una casa. Vestuti di Salerno, Novi di Angri e Torre di Pagani di volta in volta ospitavano le partite casalinghe del nostro club. Passai quindi a dirigere il settore giovanile della Cavese, di buon accordo con Amato. Quando la Cavese fu promossa in B, portai all’ombra del Lamberti quindici giovani provenienti dal vivaio biancoverde, tra cui Sergio Mari, Gabriele Fernicola e Antonio Infante».

Il Vietriraito, affidato alla gestione del duo Andreozzi-Palma, trovò non poche difficoltà per trovare un impianto in grado di ospitare le sfide di campionato del club costiero. La problematica, legata al fatto che i costi complessivi di gestione salirono vertiginosamente, costrinse pian piano i due imprenditori ad accantonare il grande sogno del Vietriraito. «Fu per me un momento parecchio difficile. L’esperienza cavese fu fortemente formativa dal punto di vista esperienziale. Ricordo ancora le settimane trascorse a Milano presso l’hotel Hilton, laddove trattavamo con i club cadetti i diversi calciatori che componevano l’organico metelliano». (11.continua)

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