di Luana Izzo*
Abbiamo più volte nella nostra rubrica parlato della Fita, la Federazione Italiana Teatro Amatori, e oggi abbiamo come ospite Mauro Pierfederici, da oltre dieci anni Direttore Artistico della Fita.
Dottor Pierfederici, lei è attore, regista, formatore teatrale e ricopre anche un incarico fondamentale in Fita. Ci può raccontare dei suoi ultimi lavori in campo artistico ?
«Da anni mi occupo del connubio fra musica e parola e, ultimamente, ho ripreso un recital di Shakespeare “Un piede a terra e l’altro tra le stelle”. Spero in estate di riprendere per le aree archeologiche e i musei “Argonautiche” di Apollonio Rodio e poi sto lavorando ad un recital su Majakovskij. Con il laboratorio teatrale del liceo scientifico della mia città, Senigallia, ho impiantato uno spettacolo sulle tragedie del Novecento, sto lavorando ad una regia lirica sul Don Giovanni di Mozart e con la mia compagnia teatrale sto lavorando su Pirandello, sperando che il teatro possa superare presto, come tutti noi, questa terribile emergenza sanitaria».
Può parlarci del ruolo della Commissione Artistica da lei presieduta e la mission artistica della Fita?
«La Commissione Artistica è un laboratorio di idee che affianca il Direttivo nazionale cercando di mettere in campo quella che Umberto Eco avrebbe chiamato “intelligenza diagnostica”, cerca, cioè, di capire le esigenze artistiche degli associati proponendo progetti come ad esempio i Cantieri teatrali dove ci si può confrontare attraverso incontri con esperti e fra associati. Il compito della Commissione è anche quello di selezionare il regista dell’Accademia del teatro Italiano. La mission è quella di spargere semi di conoscenza, di dialogo, di fermento, di ricerca, quella insomma di alimentare una passione, essere spazio per anime libere».
Qual è dunque il ruolo della formazione per Fita?
«Potremmo definire la Fita “centro di formazione permanente” rivolta in primis ai giovani con proposte specifiche come l’Accademia del Teatro Italiano o Itaf, presso il Centro di alta formazione Fita di Reggio Emilia, dove giovani selezionati in tutta Italia possono fare esperienza di formazione con possibilità di scambi internazionali, o ancora Fondamenta, progetto rivolto all’impegno nel sociale. Ovviamente ci sono state e ci saranno tante occasioni di formazione per ogni fascia di età».
Teatro amatoriale e ruolo sociale, la Fita è impegnata anche in tal senso con azioni mirate e progetti. Vuole lasciarci un messaggio a tal proposito considerato anche il periodo che stiamo vivendo?
«Il teatro amatoriale è profondamente radicato nella nostra società ed ha un importante ruolo sociale. Neanche in questo momento terribile si ferma, sono tante le iniziative online, come quella messa in campo da Fita (Fita racconta) rivolta a bambini e ragazzi riguardante il racconto di fiabe, favole, personaggi importanti. In questo modo il teatro dà un piccolo contributo aiutando non solo chi ne fruisce da spettatore ma anche chi lo fa. Il teatro non serve a dare risposte ma a riformulare le domande di senso che in questo periodo particolarmente difficile sono tante: è in questo modo che il teatro può ancora aiutare tantissimo tutti noi».
*officina teatrale “Primomito”