Falsificavano fatture e gestivano flussi finanziari anomali per 80 milioni: ‘scacco’ al clan dei Casalesi

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Il welfare del clan dei Casalesi alimentato da un complesso giro di frodi fiscali strutturato in tre livelli e scoperto dalla Guardia di Finanza grazie ad un accertamento di natura tecnica, una consulenza affidata a un funzionario della Banca d’Italia, che ha fatto emergere flussi finanziari anomali.

Nasce così l’indagine culminata ieri mattina nell’esecuzione di ben 66 misure cautelari notificate dalla Guardia di Finanza nelle province di Napoli, Caserta e Salerno a persone ritenute, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio della fazione Zagaria della federazione malavitosa casalese.

A gestire il meccanismo, particolarmente sofisticato, basato sull’accumulo di debito nei confronti dell’Erario attraverso una fitta rete di società fittizie che producevano fatture false, erano persone legate alla fazione “Zagaria” in particolare Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio che è stato scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis.

Le indagini hanno consentito di identificare 11 persone, alle quali oggi sono state notificate altrettante custodie cautelari in carcere, che secondo l’accusa gestivano le società, i conti correnti e coordinavano la rete degli “spicciatori”. Sono 52 soggetti di cui 37 destinatari delle misure degli arresti domiciliari e 15 dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, incaricati di eseguire i prelievi di denaro contante in banca o alle Poste per cifre contenute in maniera tale da non far scattare gli “allert” dell’antiriciclaggio. I finanzieri hanno stimato che i prelievi dei cosiddetti “spicciatori” ammontavano a circa 55mila euro al giorno, denaro che poi veniva fatto confluire nelle mani degli organizzatori. Sono stati registrati durante le indagini, anche picchi di prelievi da 1,6 milioni al mese, per complessivi 80 milioni di euro. 

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