Gli anni del “tranquillo, siam qui noi…”. IL GIRO DELL’ARECHI IN…22 ANNI

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Oggi la prima casalinga in uno stadio dal volto nuovo e rinnovato che si trasforma in un impianto “all’inglese”.

Oggi gli uomini di Castori scenderanno in campo contro la Roma, mentre sugli spalti si rivivranno ricordi del passato e nostalgia ma ci saranno anche nuove aspettative.

Un’unica certezza:
i tifosi granata e la Salernitana uniti dall’amore per la maglia.

Cosa è rimasto di quegli anni ’90? Ma soprattutto cosa resterà? Tutto e niente. L’Arechi torna in massima serie a distanza di ventidue anni dall’ultima volta, quel Salernitana-Vicenza che fece piangere Aniello Aliberti, sussultare i 34mila presenti, esaltare Vannucchi. Era il 16 maggio 1999, penultima giornata di un campionato chiuso con mestizia. In tutti i sensi. Ruggeri e Zortea non erano nati, Mamadou Coulibaly aveva appena tre mesi, Castori festeggiava la promozione in C2 del suo Lanciano. I risultati dagli altri campi si ascoltavano con le radioline o si aspettava, in religioso silenzio, l’annuncio dello speaker a fine partita, con tanto di olé collettivo in caso di sconfitta di una diretta concorrente. Altro che smartphone, altro che giocate live, altro che classifiche aggiornate simultaneamente. Erano gli anni – forse gli ultimi ruggenti – del Totocalcio e del Totogol. Allo stadio si andava due ore prima, panino nello zaino e tanta voglia di tifare, con l’ansia da sabato sera e la corsa della domenica mattina. I pranzi si saltavano, ci si accontentava delle pietanze “riscaldate” nel tardo pomeriggio. Non mancava chi per eludere il traffico andava via qualche minuto prima. C’è chi se lo perse, quel gol di Ighli che ridiede speranze di salvezza in un Arechi catino ben diverso. La capienza, ventidue anni fa, era quel che era ed arrivava a 37mila. Ufficialmente, perché il “portoghese” aveva vita molto più facile. Stavolta i portoghesi saranno solo con lo scudetto della Roma sul petto. All’epoca non c’erano le doppie recinzioni, neppure i tornelli (installati solo nel 2007 in seguito all’inasprimento delle norme dopo l’omicidio dell’ispettore Raciti a Catania). La curva nord era aperta per intero e non mancavano screzi tra gli occupanti del settore superiore – rigorosamente di fede granata – e quelli nella gabbia inferiore, gli ospiti. Le reti restano solo lì, perché oggi l’Arechi presenta un colpo d’occhio più inglese: rimossi pali e reti dietro la porta in Curva Sud. Prevendita in ricevitoria, oppure online con biglietti da stampare a casa? Un miraggio nel 1998/99, anno in cui la Salernitana aveva lanciato il suo primo sito internet. Erano i tempi delle file sotto al sole, dei biglietti cartacei, veri e propri oggetti da collezione perché griffati con immagini e rilievi tutti granata. Certamente tempi anche del bagarinaggio. Che adesso, ahinoi, si è spostato sul web. Chi restava a casa, aveva l’unica salvezza in Tele +. Oggi la partita si guarda sul telefonino e si commentano articoli sui social, ci si “spara” selfie sugli spalti, si condividono storie su Instagram. La vox populi, la critica forse si è anche un po’ incattivita. Ventidue anni fa c’era al massimo qualche videoamatore con la sua handycam. I ragazzi sotto i quattordici anni non pagavano con accompagnatori a volte anche conosciuti in loco; sulla parola se evidentemente bimbi, previa esibizione del certificato di nascita quand’erano più cresciuti. Chissà se Vincenzo Fiorillo, il più “anziano” della rosa granata attuale, ne avrebbe avuto bi[1]sogno all’epoca: aveva nove anni. Era l’Arechi delle scaramanzie, di tanti striscioni che non ci sono più, delle valanghe umane nell’anello inferiore della Curva Sud ad ogni gol – oggi impossibili dopo l’installazione dei sediolini – e soprattutto delle scenografie. Quelle mancano tanto, ma potranno tornare presto, si spera. Per ora gli ultras restano fuori, finalmente riuniti sotto la medesima sigla di Curva Sud Siberiano, dopo un lungo periodo di divisioni e incomprensioni. Resteranno a tifare all’esterno dell’impianto, aspettando un allentamento delle restrizioni imposte dal governo che impediscono assembramenti e l’introduzione degli strumenti del tifo. Sarà un Arechi certamente sold out per quanto è (poco) possibile, con tredicimila tifosi pronti a gioire. Mille almeno saranno di fede romanista. Sarà un Arechi dal volto nuovo, con l’amministrazione comunale e regionale in prima linea, tra interventi di manutenzione ed adeguamento. Uno stadio senza reti, senza pali. Alcuni si sono sbilanciati “all’inglese”. Ma è anche il momento della rinascita. Rappresenta la linea di confine tra la vita “di prima” e quella di ora. Tra distanziamenti, mascherine, regole, igiene post Covid, con lo spettro sempre più ingombrante della malattia del 2020. Tutto cambia per non cambiare mai, i tifosi rivivono, la linea del cuore torna a segnare sbalzi in alto. Da un segmento piatto, al cuore colorato di granata che si meraviglia. E’ la serie A, tutto cambia per non cambiare (forse) mai. Salernitana, ci sei. Accanto a te la tua Salerno, i tuoi tifosi.

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