“Grazie al Pci è nata la mia passione per la politica”

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di Mariarita Giordano*

Il 21 gennaio per chi ha sempre votato “la falce e il martello” è una giornata di rievocazione, di memoria e perché no, anche di riflessione.

La dispersione della memoria rende più debole ed esposta l’intera democrazia italiana, ed è questo uno dei motivi che mi porta, oggi, a raccontare questa giornata dal mio punto di vista. Questo centenario è stato preceduto e segnato dalla scomparsa di un uomo estremamente significativo della sinistra, Emanuele Macaluso, dirigente PCI e segretario CGIL, che con la sua scomparsa ha aperto ufficialmente ed anzitempo il dibattito sui 100 anni del Partito Comunista Italiano. La domanda che ho notato essere sempre ricorrente è la seguente. “Com’è stato possibile che in Italia un partito che nel 1976 aveva (oltre a diventare primo partito nel’86 post mortem di Berlinguer), insieme al PSI, un consenso del 44% sia praticamente ridotto, oggi, ai ricordi dei singoli?”

Una vignetta di qualche tempo fa su Elle Kappa credo abbia centrato il punto. La vignetta diceva: “Il Pci è morto affinché la sinistra potesse sopravvivere!

La domanda è: cosa non ha funzionato?” Il tutto credo debba essere ricondotto al disastro della scissione ed alla nascita del Pds (1991). In quel momento vengono parzialmente cancellati quei riferimenti politico/culturali del movimento operaio chiudendo troppo brutalmente un sentiero storico, tanto è che parte dei componenti del Pci non seguirono questo nuovo soggetto politico e fondarono Rifondazione Comunista. A mio avviso, per la Sinistra, da quel momento storico si iniziarono a perdere occasioni su occasioni, creando di fatto una autentica frammentazione, come avvenne, ad esempio, nel momento del ripudio del Psi. In realtà, in quegli anni anche altri partiti eccellenti scomparvero per dar spazio al “nuovo”; esempio per eccellenza la Democrazia Cristiana che trovò il suo epilogo nel 1994 rassegnando in maniera tangibile, in quel triennio, l’esigenza di “rinnovare” il parterre politico cambiando una realtà che si è diluita in un contesto diverso facendo prevalere la finanza sulla produzione (o classe operaia). Per questioni anagrafiche molte vicende che si sono susseguite nella Sinistra, quella che ha fatto la storia, le ho apprese tramite la carta stampata o i racconti di “compagni di partito”. E tra le cose che ho fatto mie di quel partito che ha lasciato “orfana” una fetta consistente di elettorato sono i valori sociali, le lotte per i diritti e per il lavoro,che non è inteso come mero fattore salariale, ma si afferma soprattutto come tutela della dignità!

Il PCI riusciva ad essere radicato sul territorio grazie ad una struttura formata da sezioni e federazioni che avevano il compito di formare e stimolare al loro interno soprattutto i ragazzi che si avvicinavano alla politica. Questo percorso, a me caro, perché è ciò in cui identifico e rivedo la mia adolescenza, è ciò che mi ha appassionata e ha reso viva la politica attraverso dibattiti, idee e proposte ma soprattutto attraverso la presenza invisibile ma ingombrante di Ideali. Quello che in questa giornata mi accompagnerà più che un ricordo, è un’eredità, nonché la speranza di riscoprire e rinnovare quegli ideali di sinistra che rifuggivano i personalismi e gestivano, anzi, custodivano, la cosa pubblica per il bene comune.

*assessore comunale di Salerno

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