Le primarie del Pd sorprendono i moderati e aprono praterie al centro

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Lo scossone politico dato dalle primarie del Pd “contagia” inevitabilmente gli altri partiti. Questo in quanto, benchè fortemente ridimensionato in occasione delle ultime elezioni politiche di settembre, i dem restano pur sempre la prima forza progressista in Italia ed il secondo partito a livello nazionale. E’ inevitabile che, con la vittoria della Schlein, si apra, potenzialmente, una prateria per le forze centriste: al di là delle mosse della dirigenza, infatti, è probabile che parte dell’elettorato cattolico, riformista, perfino socialdemocratico, possa guardare altrove, al terzo polo o perfino alle forze più moderate del centrodestra. Appare “sorpreso” dal risultato il vicesegretario provinciale dell’Udc Sarel Malan, che evidenzia come, tuttavia, il nuovo corso della segreteria Pd possa, tendenzialmente, radicalizzare il dibattito politico e lo scontro destra-sinistra allontanandolo dai problemi reali del paese. “Era dal risultato delle elezioni del 2018 che vide il M5S raggiungere il 30% a livello nazionale e superare il 50% in gran parte del Sud Italia che non mi capitava di restare sorpreso dall’esito di un turno elettorale – ha commentato l’avvocato Malan – La vittoria di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico mi ha, sinceramente, stupito. A dire il vero, seppur facile da fare a risultato conseguito, dopo poche ore dall’evento è già semplice analizzare e tentare di fornire una spiegazione politicamente razionale al fatto in sé, che, però, racchiude una considerazione di carattere più generale; la polarizzazione dell’elettorato”. La vittoria della Schlein rappresenterebbe, dunque, un nuovo ritorno dell’elettorato verso gli estremi dopo la fase di (apparente) tendenza a convergere al centro negli anni del governo Draghi: un trend, quest’ultimo, ripreso a pieno titolo con le elezioni del settembre scorso che hanno visto una scelta decisamente chiara e netta dell’elettorato in favore della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, partito più conservatore dell’attuale coalizione di governo. “A poche settimane dalla schiacciante vittoria del partito di Giorgia Meloni, gratificato da un elettorato di centrodestra che ha scelto di marginalizzare il centro e gratificare la destra, l’elettorato di centrosinistra risponde in egual modo, di fatto, rottamando l’idea di un PD che potesse assurgere a casa di un progressismo “moderato” come inteso dai precedenti segretari, Veltroni, Letta e Renzi in particolare – prosegue il vicesegretario provinciale dell’Udc – Nel breve periodo, a mio avviso, gli effetti della vittoria della Schlein saranno dirompenti. Il PD, sfruttando l’effetto novità e un ritorno alle tematiche care alla vecchia sinistra, avrà una crescita importante a scapito del M5S; una buona parte dell’elettorato di Conte tornerà all’antica dimora”. Ripercussioni ci saranno, soprattutto, sul dibattito tra destra e sinistra. “A destra – ha proseguito Malan – la Meloni troverà un’ottima sponda nella nuova conduzione del PD per controllare il suo consenso senza doversi eccessivamente preoccupare della gestione della cosa pubblica. Andiamo incontro, insomma, ad un periodo di sovraesposizione di tematiche – immigrazione, gender, rave party ecc – che nulla hanno a che vedere con i problemi reali del Paese. Lavoro, Welfare, Scuola e Sanità, quest’ultima all’agonia, non troveranno spazio di discussione nei prossimi mesi e questo porterà il Paese ad un velocizzarsi del suo declino”. “In questo lasso di tempo spetterà alle forze moderate, o a quel che rimane di queste – ha concluso il vicesegretario provinciale dell’Udc – fare autocritica e tentare di riorganizzarsi per tornare ad essere maggiormente incisive nel governo della nostra nazione”. 

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