Mazzariello: «Emozione sul palco? Amica e nemica dell’attore»

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di Luana IZZO*

Ogni settimana presentiamo compagnie, spettacoli, ci confrontiamo sul teatro come strumento di crescita, formazione, aggregazione e qualche volta presentiamo giovani attori, prorio come in questa occasione.

Ospite della nostra rubrica oggi un giovane attore salernitano, laureato in “Discipline visive della musica e dello spettacolo” a Unisa: Vincenzo Mazzariello.

Da quando coltivi la passione per il teatro?

«Fin da piccolissimo adoravo il palcoscenico, alle scuole materne non perdevo una recita e durante la formazione scolastica ho partecipato a diversi laboratori teatrali. Ricordo il mio primo ruolo importante, alle scuole medie, si metteva in scena “Non ti pago”, commedia di Eduardo De Filippo. Il ragazzo che doveva interpretare Eduardo in quell’occasione si ritirò due settimane prima del debutto e fui scelto io per sostituirlo. Quella per me fu una sfida che aprì nuovi orizzonti: capì che il teatro per me non era solo un hobby ma una strada da seguire, una passione da coltivare e che non mi ha più abbandonato. Proprio il ragazzo che sostituì in “Non ti pago” è diventato un mio carissimo amico e con lui ho condiviso poi diverse esperienze teatrali mettendo in scena diverse commedie del teatro classico napoletano con il coro della mia parrocchia.»

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Proprio a proposito di parrocchia, tu sei presidente del circolo Anspi del tuo paese, Castel San Giorgio…

«Si, con l’Anspi ho potuto sperimentarmi e soprattutto ho potuto constatare quanto il teatro sia un grande strumento di aggregazione. Sto per mettere in scena “O medico dei pazzi” di Scarpetta, una commedia molto particolare con personaggi di difficile interpretazione perché se trattati con superficialità possono farti cadere nella goffaggine. E poi ogni anno, con l’Anspi, organizzo la Via Crucis, un evento vissuto con molta emozione da tutta la comunità.»

Tu collabori anche con altre compagnie teatrali?

«Si, da tre anni con “La Bella Compagnia”, diretta da Matteo della Corte, un pioniere del teatro nel mio paese soprattutto per quanto riguarda il registro comico, e poi con il Centro di Pedagogia e Formazione teatrale Primomito diretto da Antonio Stornaiuolo, un’officina teatrale dove sono riuscito a mettermi in gioco con tanti registri teatrali anche molto lontani da quello della commedia a me più vicino»

Con l’Anspi hai la possibilità di metterti in gioco sia come attore che come regista, come coniughi i due ruoli? «Non li vivo con ansia: lavorare da attore significa lavorare su sé stessi, sul personaggio integrandosi con gli altri attori, con la regia curo tutto lo spettacolo, cerco di fare ordine nel caos, aiutare tutto il cast, rispettare il testo e l’autore ma allo stesso tempo personalizzarlo»

A proposito di emozioni, come le vivi in scena?

«Il mio rapporto con le emozioni – potrei definirlo – una re- lazione complicata. Personalmente, non mi condizionano nella vita di tutti i giorni perché riesco facilmente a controllarle e questo mi aiuta molto sul palcoscenico dove l’emozione è vista nella sua duplice veste di amica e nemica dell’attore. Riuscendo a controllare naturalmente le mie emozioni posso concentrarmi molto di più sulla tecnica e sul movimento la- sciando in balia delle mie emozioni pochi dettagli. D’altro canto riesco a riconoscerle nelle prime fasi della costruzione del personaggio laddove abbandonarsi ad esse può essere fonte di ispirazione».

Progetti futuri?

«Per il futuro non mi pongo obiettivi né limiti, sono abituato a vivere la vita un passo alla volta, ma sono sicuro che il teatro rimarrà nella mia vita una passione ed una presenza costante».

*officina teatrale Primomito

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