Secondo lockdown? Davvero insostenibile in termini psicologici!

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di Veronica Benincasa

È vero , è così, credo sia davvero insostenibile!

Venerdì pomeriggio mentre facevo studio, come di consueto, in contemporanea andava in onda la diretta del Presiedente della Regione Campania che si esprimeva in merito ad un nuovo lock-down, imminente per la nostra regione, ed era curioso vedere i volti delle persone che si recavano al mio studio, ma anche poi dei commercianti, che ho poi incrociato dopo, tutti come bloccati dal senso di impotenza e di paura per un secondo potenziale lock-down. Erano tutti tristi e preoccupati per le proprie sorti e di quelle dei propri cari. I pazienti che si succedevano uno dietro l’altro arrivavano tutti con le stesse domande: Ed ora? Che si farà? Cosa succederà? Potremo venire in seduta lo stesso, la prossima settimana? O saremo di nuovo chiusi in casa? Costretti come a Marzo a colloqui a distanza? Mostravano sul loro volto espressioni di smarrimento e di angoscia, di fronte ad una soluzione che sembrava essere l’unica possibile, ma chiaramente non condivisa. La libertà, acquisita in questi mesi, ci aveva fatto riassaporare, per certi aspetti i nostri progetti, il nostro senso di continuità, i nostri obiettivi da raggiungere, la nostra vita quotidiana, fatta anche di piccole cose, come un caffè con un amico o una cena o un pranzo condivisi…E invece? Il timore che tutto possa ritornare come a Marzo, ci fa rabbrividire ….Maledetto COVID19! Un secondo lock-down sarebbe insostenibile per la salute psicologica di tutto noi! A sostenerlo è stato anche David Lazzari, il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi. Nel corso dell’evento organizzato a Roma in occasione della Giornata nazionale della psicologia, ha spiegato che la pandemia, come tutte le grandi crisi che mostrano la vulnerabilità dell’uomo e pongono una sfida adattiva, ha mostrato l’importanza degli aspetti psicologici per la vita e per la salute. “Ora, dopo sette mesi di questa situazione, il livello del disagio psicologico, non supportato da una rete pubblica carente o assente, è diventato un grande problema sociale e di salute pubblica”, ha sostenuto Lazzari. Ha inoltre spiegato che dopo l’estate i livelli di stress sono tornati a crescere, raggiungendo quasi i livelli di marzo. Ben il 59% ha un livello di stress medio-alto (tra 70 e 100). “In queste condizioni, il Paese non ha le risorse psicologiche per reggere un nuovo lockdown. Sarebbe insostenibile una nuova chiusura totale”, ha precisato. Per Lazzari è necessario adottare provvedimenti e comportamenti responsabili per tenere la pandemia sotto controllo e attivare con urgenze una rete psicologica pubblica, “a partire dal sistema sanitario, dall’assistenza di base e dalla scuola”. “Senza prevenzione e ascolto questi livelli di disagio sociale sono destinati ad aggravarsi e avere pesanti ricadute sulla società e sulla salute delle persone, con ulteriori danni per un’economia già molto provata. La psicologia è essenziale per la resilienza e per costruire il futuro”, ha concluso Lazzari e sono assolutamente d’accordo con lui. Inoltre, il lock-down ha avuto un impatto non trascurabile sulla salute psicologica dei bambini. E ciò ho avuto modo di riscontrarlo tra i miei pazienti alla fine di questa estate. Anche un’indagine condotta dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova, sotto la guida del neurologo Lino Nobili, ha mostrato che il 65% dei bambini italiani sotto i sei anni ed il 71% di quelli sopra i sei anni “hanno avuto problemi comportamentali e sintomi di regressione”. La mia preoccupazione va alla popolazione più vulnerabile, composta da quelle persone che già prima della comparsa del virus presentavano quadri più o meno significativi di depressione, fobie, ansia generalizzata, disturbi ossessivo-compulsivi. Il periodo di isolamento, il bombardamento mediatico e le continue restrizioni alla vita normale a cui erano abituati, possono senza dubbi aver aggravato le loro condizioni di salute psicologica. Possono inoltre aver avuto diversi tipi di effetti collaterali, per loro e anche per i loro familiari, conviventi e conoscenti. Alla luce di tutto ciò, è assolutamente di vitale importanza, non abbassare la guardia. È necessario che queste persone si sentano supportate e che non trascorrano troppo tempo isolate con i propri disagi. Concludo, parlando di un fattore che evidentemente accomuna un po’ tutti noi in questo periodo. È un fattore pericoloso, che può impattare negativamente sulla salute mentale di noi tutti e in particolar modo su quella di chi già precedentemente soffriva di qualche disagio o disturbo psicologico. Ovvero il cosiddetto Pensiero catastrofico. Si tratta della tendenza ad anticipare sempre il peggio, quella vocina che ci sussurra che perderemo il lavoro, che le cose non torneranno come prima, che finiremo in ospedale, che qualche persona a noi cara non ce la farà, che l’economia crollerà, che non ci saranno vie di uscita a questa situazione di emergenza. Ovviamente, anziché aiutare, questi pensieri non fanno altro che complicare la realtà che stiamo vivendo. La rendono più faticosa e sicuramente meno piacevole e poco rassicurante. Pur continuando quindi ad attenerci alle regole imposte dalle autorità in merito alla prevenzione del virus, non dimentichiamo di prenderci cura anche della nostra salute psicologica. Cerchiamo di confrontarci con specialisti che possano aiutarci ad affrontare meglio gli effetti negativi di un periodo così difficile per tutti noi.

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