Gabriele Bojano e “I favolosi anni 60”

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di Luciano Provenza

Il libro “I favolosi anni 60” di Gabriele Bojano è una straordinaria opera autobiografica di un giornalista che si mette completamente a nudo, rivelando come la carriera di un professionista dell’informazione sia stata caratterizzata da paure, timidezza, coraggio, incoscienza, sfrontatezza, temerarietà e curiosità. Man mano che lo leggi, speri che non finisca più, anzi procedi nella lettura degli ultimi capitoli con molta lentezza per allungare il più possibile il piacere. L’autore, con molta originalità, utilizza 60 personaggi più o meno famosi, nati nel 1960, come cappelletto introduttivo alla descrizione di vicende ed esperienze personali simpatiche, insolite e talvolta bizzarre. Colpisce come il giornalista Bojano abbia potuto intervistare tanti personaggi VIP.

Il testo potrebbe essere anche una sorta di manuale per i giovani che intendono intraprendere la strada difficilissima del giornalismo. Si, perché Bojano, senza remore e pudore, ne evidenzia errori e omissioni, unitamente ai successi spesso derivanti da felici intuizioni. Sotto il profilo umano si ha una conoscenza diversa di alcuni personaggi famosi, nel senso che Bojano riesce a descrivere lati del carattere e della personalità assolutamente ignoti all’immaginario collettivo. Così personaggi amati dal pubblico, come Heather Parisi, appaiono scostanti e antipatici, o Ombretta Colli, descritta come elegante, ma algida e con un sorriso stereotipato disegnato sulle labbra. Ma da “divorare” con voracità sono gli aneddoti inseriti nei capitoli che riguardano Gianni Morandi, Delio Rossi e Diego Armando Maradona. A dire il vero non c’è pagina del libro che non si riveli interessante per umorismo e originalità. Gabriele Bojano dimostra di possedere un’autentica autoironia, in dotazione solo alle persone molto intelligenti. Come già sottolineato, il libro è molto divertente, probabilmente perché il primo a divertirsi è proprio l’autore. Sant’Agostino diceva “beato chi sa ridere di se stesso, perché non finirà mai di divertirsi”. In realtà il vero valore aggiunto del libro è proprio costituito dal modus scribendi di Bojano, che ha la capacità di impregnare l’intero testo del suo unico ed inimitabile humor. Un attento lettore non può fare a meno di rilevare l’importanza attribuita dall’autore agli affetti familiari. Il papà, il professore di lettere classiche Giulio Bojano, docente molto noto in città anche per le sue innovative strategie didattiche non sempre apprezzate da Presidi e colleghi, è descritto come uomo che non ha mai chiesto favori a nessuno. Eppure, per amore del figlio, lo stimatissimo e rigorosissimo docente non ha esitato a rivolgersi addirittura a Giulio Andreotti e a Indro Montanelli, ma senza sortire alcun effetto. La mamma è la classica mamma del secolo scorso, attenta, premurosa e completamente dedita all’educazione e alla crescita serena della prole. Ovviamente l’autore menziona anche la moglie e dopo tanti anni di matrimonio esalta il piacere di fare a metà con lei qualsiasi cosa assaggi, perché non dimentica mai che Eleonora è la sua metà. Citazioni anche per il cognato e per suo zio Carlo.

Involontariamente l’autore, nel descrivere le sue dinamiche parentali, evidenzia quelli che sono gli ingredienti più significativi per costruire una famiglia felice. Egli, infatti, mette in risalto il rispetto dei ruoli, l’importanza della comunicazione, il dialogo aperto tra i coniugi, la condivisione delle difficoltà, la capacità di ridere, e soprattutto il valore di saper vivere il presente intensamente, mantenendo intatti sogni ed ambizioni. Per Gabriele Bojano la famiglia, sia quella di origine che quella realizzata con il matrimonio, ha rappresentato sempre un riferimento importante e soprattutto la fonte delle sue encomiabili energie.

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