A 151 anni dalla nascita di Lenin

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di Piergiorgio La Guardia


Questi due giorni sono stati densi di anniversari: ieri era il 75’ anniversario dalla morte di John Maynard Keynes, oggi invece sono 151 primavere per il leader bolscevico Vladimir Ul’Janovic Lenin, intellettuale e politico. Due figure sicuramente molto distanti e non minimamente paragonabili, ma che hanno inciso profondamente nella storia contemporanea e nella politica economica.

Tre importanti eredità sono state lasciate da Lenin: il pensiero marxista-leninista ( che già nelle proteste operaie del 1905 a Pietroburgo iniziarono ad attecchire); le 17 tesi e la Nuova Politica Economica, documento che attua il pensiero marxista-leninista. Lenin adattò al contesto russo il pensiero marxista, riprendendo il concetto di solidarietà transnazionale tra le classi lavoratrici: i ‘ proletari di tutto il mondo ’ dovevano sì unirsi – chi aveva già instaurato la ‘dittatura del proletariato’ doveva dare gli strumenti a chi non l’aveva ancora fatta – ma nella rispettiva sovranità degli Stati. Non a caso il ‘ sovranismo ’ nasce proprio con Marx e Lenin e diversi economisti marxisti e sraffiani ipotizzano un’ Europa di Stati Nazionali Sovrani!

Analizzando invece le 17 tesi, presentate nell’aprile 1917( calendario giuliano), che simboleggiano il manifesto programmatico che poi riuscì a concretizzarsi nella Nep di Bucarin, emerge un’ottica redistributiva non completamente avversa alla piccola proprietà privata ed una propensione pacifista, che lo differenziava dall’imperialismo zarista che spesso e volentieri ingaggiava guerre. Il comunismo di guerra, in cui venne militarizzata la produzione e vigeva il baratto come forma di scambio, va considerato come un passaggio obbligato, a causa delle perdite territoriali del 1917, nel quale nemmeno Lenin ci credeva.
Con la Nep di Bucarin riuscì, però, a mettere in atto le sue reali intenzioni: la piccola e media proprietà privata con funzione sociale veniva riconosciuta e tutelata, la Banca Centrale Sovietica, determinando il tasso di interesse ed il tasso di cambio, doveva emettere moneta e finanziare le spese dei provvedimenti governativi, le terre venivano redistribuite tra i contadini, che dovevano destinare allo Stato solo il 20% del raccolto agricolo.

Inoltre va citato un passaggio che segnala la discontinuità tra Lenin e Stalin: nell’ultimo periodo della sua vita infatti Vladimir Lenin annotò sui suoi taccuini tutti i dubbi che aveva sul futuro dittatore sovietico. Infine, nonostante non si possano fare parallelismi tra il bolscevico Lenin ed il liberale Keynes, forse qualche norma della Nep tenta di accorciare le distanze tra i due: la Nep infatti prevedeva una politica monetaria espansiva in cui, un po’ come per Keynes, gli investimenti generano i risparmi.

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