Agostino Miozzo: “Il peggio sembra passato, ma il covid è imprevedibile”

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Agostino Miozzo (già coordinatore del Cts): “Occorre completare le vaccinazioni e mantenere le misure di prevenzione”. “Una situazione come quella dell’anno scorso non credo si ripeterà, ma i contagi potrebbero crescere perché è aumentata la socialità in luoghi chiusi”

Agostino Miozzo ha guidato il Cts (Comitato tecnico scientifico) nei giorni più neri della pandemia, forte della sua esperienza alla protezione civile. La sua presenza è stata costante, insieme a quella di Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, nel corso delle conferenze stampa in cui quotidianamente alle 18 venivano divulgati i dati del bollettino sul contagio da Covid. Di lui si ricorda, soprattutto nel corso della seconda ondata, la battaglia per tenere aperte le scuole, assegnando loro una priorità sul resto delle attività economiche. Dopo l’addio al Cts, infatti, nello scorso febbraio, con la staffetta a Palazzo Chigi tra Conte e Draghi, Miozzo ha ricoperto il ruolo di consulente del ministro dell’istruzione Bianchi. Un ruolo, quest’ultimo, abbandonato poi alla fine di aprile di quest’anno, proprio in concomitanza delle prime riaperture. E nonostante qualche sussulto del contagio negli ultimi giorni dopo mesi di calo della curva epidemiologica, il medico romano, già coordinatore del Cts, è fiducioso sui futuri sviluppi della pandemia, sostenendo che grazie al vaccino non si dovrebbe assistere ad una situa- zione paragonabile a quella dello scorso anno in termini di ospedalizzazioni e decessi, nonostante la stagione invernale, con l’aumento delle occasioni di socialità al chiuso, potrebbe comportare una crescita considerevole dei contagi. Niente restrizioni all’orizzonte, nel prossimo inverno, purché si prosegua con la stessa intensità la campagna vaccinale.

Dottor Miozzo, in Italia la curva dei contagi, nonostante alcuni segnali di risalita negli ultimi giorni, sembra essere ancora sotto controllo. I ricoverati sono sotto quota 400, quando lo scorso anno avevano già largamente superato il migliaio, con un ritmo di crescita esponenziale. In Regno Unito, però, nonostante le vaccinazioni i numeri sono altissimi, anche se comunque mitigati dalla campagna vaccinale. C’è ancora il rischio di vivere un’impennata simile a quella dello scorso anno?

“Come quella dell’anno scorso molto probabilmente no, ma è anche vero che con questa pandemia dobbiamo tenere in mente che ci presenta delle sorprese continue alle quali non siamo preparati. Bisogna mantenere la guardia ed essere prudenti vaccinato senza sosta, e poi bisogna proseguire il mantenimento dei presidi laddove possibile, come le mascherine e l’igiene delle mani. Andando verso la stagione fredda aumenteranno le iniziative di socialità in luoghi chiusi, in Inghilterra c’è una nuova variante che sembra avere una maggiore trasmissibilità”.

Quali differenze nota rispetto all’anno scorso, lei che ha seguito l’emergenza in prima linea?

“L’anno scorso eravamo in una situazione ben diversa, non potevamo immaginare che la vaccinazione arrivasse a questi livelli in tempi così rapidi. Immaginare di avere vaccini efficaci ed efficienti con la risposta che abbiamo avuto era difficile. Il paese ha risposto bene e soprattutto i giovani hanno compreso l’importanza del vaccino come passaporto per la libertà”.

Eppure, non mancano tante voci critiche verso il Green pass divenuto obbligatorio dal 15 ottobre anche per l’accesso ai luoghi di lavoro pubblici e privati.

“Ci sono tante elucubrazioni, il green pass è uno strumento di tutela della salute pubblica. Deve prevalere il diritto ad essere protetti nella collettività e il dovere di non contagiare altri”.

Si aspetta un colpo di coda del virus in base ai dati di leggera crescita degli ultimi giorni?

“Se la vaccinazione permane con questo trend e raggiungiamo la quota del 90%, cosa che è auspicabile, se la terza dose continuerà ad essere erogata e distribuita alla popolazione che ne ha necessità, potremo evitare che si ripetano situazioni assimilabili a quelle dello scorso anno. Poi, con l’arrivo di nuovi farmaci e di antivirali la scienza ci aiuterà ulteriormente ad avere ulteriori armi importanti per sconfiggere la malattia. Se tutte queste promesse manterranno il passo prefissato, e non si diffonderà una nuova variante più pericolosa, allora potremo dire di essere (quasi) definitivamente uscire dal tunnel”.

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