Autisti nominati dirigenti, nuova condanna per De Luca

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di Andrea Pellegrino

Erano autisti del presidente e non potevano essere pagati come dirigenti. La prima sezione di Appello della Corte dei Conti conferma le accuse per il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, colpevole di aver nominato quattro vigili urbani del comune di Salerno nella segreteria presidenziale, con tanto di stipendio dirigenziale. Accolti in parte gli appelli del governatore e del procuratore generale della Corte dei Conti che rimodula anche la condanna per De Luca. Dai 59mila euro disposti dal giudice di primo grado, in appello la condanna per l’ex sindaco di Salerno arriva a 100mila euro, con un danno complessivo per le casse di Palazzo Santa Lucia pari a 403.643,21. Colpa grave e non dolo, l’eccezione che l’Appello recepisce dal ricorso di De Luca, difeso dal professore Andrea Castaldo. Smontate le motivazioni del governatore. Dunque, nessuna “segreteria mobile”, i quattro collaboratori del presidente – si legge nella sentenza – “erano autisti” con “una indebita attribuzione di una indennità non spettante viste le mansioni effettivamente svolte, di per sé non inquadrabili nel ruolo di Responsabili di Segreteria loro attribuito”. In pratica De Luca ha nominato, proseguono i giudici contabili: “i predetti vigili Responsabili dei rapporti del Presidente con i diversi altri organismi regionali, senza che costoro, in concreto, svolgessero tali attività”. “Il presidente De Luca – si legge ancora –  in virtù della propria esperienza pluriennale di sindaco e di governatore regionale, avrebbe dovuto usare tutta la diligenza richiesta dal caso ed assicurarsi che le mansioni svolte dai quattro collaboratori fiduciari fossero tali da corrispondere, in concreto, a quelle di “responsabili” della Segreteria del Presidente, in modo che fosse legittima la corresponsione”. Un danno da 403mila euro circa, prodotto a carico della Regione Campania che sarà ripartito tra l’apparato burocratico (euro 302.732,41), “rinvenendo come imputabile al presidente De Luca la restante quota di un quarto pari ad euro 100.910,80”, conclude la sentenza. 

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