Cantina 18cinquanta6, tradizione e convivialità nel piatto

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È nata per caso, ma, certamente, da una grande passione per la cucina, l’esperienza di Giacomo Procida alla Cantina 18cinquanta6 di Pontecagnano, che, da qualche anno, è divenuta un indirizzo valido nel panorama enogastronomico cittadino che ha compiuto tantissimi passi in avanti negli ultimi tempi.

Il locale, raccolto e familiare, è proprio all’ingresso della cittadina, in un casolare antico, interamente in pietra, in cui si aprono le graziose salette che compongono il ristorante, ben saldo in una proposta di cucina tradizionale-rivisitata.

Bando al gourmet, pollice in su per i piatti signature che ne hanno segnato la sua giovane ed appassionata storia, come l’immancabile tagliere di salumi e formaggi e la pasta e patate con la provola ed il guanciale, servita coreograficamente in una forma di parmigiano ad arricchirsi ulteriormente di quella sapidità tradizionale che solo in pochi, ormai, hanno il coraggio di coltivare e promuovere. Il tagliere è un piatto evergreen a tutti gli effetti: si fa apprezzare anche nelle calde serate estive, con i bocconcini della Taverna Penta, i salumi della Macelleria Farina, un tris di pecorini in varie stagionature e un piacevole trittico di contorni tradizionali, su tutti le melanzane a funghetti e quelle alla parmigiana nel godurioso e succulento stile salernitano.

Per rinfrescare il palato ed addentrarsi al meglio in una carta che valorizza i primi piatti di terra secondo stagionalità, c’è anche l’acquasale cilentana con gli sponzini. Tradizione, dunque, e tanta semplicità: ad interpretare da due mesi il messaggio culinario della Cantina 1856 c’è la chef Marianna Sessa, con tante esperienze nel settore, l’ultima delle quali in Costiera Amalfitana. Dal mare alla terra, dunque, a esprimere con successo la mission di un locale che punta ad essere per tutti i gusti. Un ritrovo per una serata leggera, in cui sorseggiare un calice, preferibilmente di territorio, della selezione di vini bianchi, rossi e rosati, curati dallo stesso patron Procida. La nascita della Cantina, nella sua attuale ed apprezzata versione, come spiega, fu il frutto magico di quella simbiosi tra casualità e passione che tanto può, nell’imprenditoria come nella vita in generale.

“La cantina nasce dalla mia passione per la cucina – commenta – io e mia moglie venimmo, da clienti, nell’estate del 2019, e rimanemmo colpiti dal luogo. La Cantina aveva lo stesso nome attuale, ma era un locale dedito principalmente agli aperitivi ed al pre-dinner. Conversammo amabilmente con i proprietari, dopo qualche tempo ci rendemmo conto che il locale era in vendita: era fine agosto, in piena estate da Covid quando il titolare mi chiese se fossi ancora interessato a rilevarlo, siccome gestire un ristorante tutto nostro rappresentò a lungo il nostro sogno. Fu amore a prima vista, nel giro di un mese e mezzo aprimmo e decidemmo di affiancare all’offerta della Cantina anche la ristorazione, fatta di una cucina tradizione rivisitata, non gourmet a differenza di qualche indirizzo presente in zona (e affermatosi). Cucina che si iniziò ad affiancare anche allo svago, in modo da creare una piacevole simbiosi tra musica e proposte gastronomiche del territorio”. Del resto, i suoi titolari sono grandi fan di Vasco Rossi: un motivo in più per apprezzare le scelte di intrattenimento musicale che, di tanto in tanto, si fanno spazio tra le salette della Cantina. Una realtà che, nella sua semplicità, però, non ha mai accantonato una certa ambizione, e, anzi, sa di essere in continua evoluzione. “A tre anni dall’apertura ci sembra di essere ancora in prova, ancora non crediamo che questo locale sia il nostro, in quanto stare a contatto con la gente è ciò che ci inorgoglisce e ci spinge a fare sempre di meglio – conclude il patron della Cantina – Ho lavorato venti giorni a preparare la pasta e patate cotta nella bisque di gambero abbinandola alla sua tartare, sperimentando una miriade di accostamenti, fino ad individuare quello migliore, perché credo che il patron di ogni locale debba conoscere e sperimentare in prima persona il suo menù”. Ci si può addolcire, nel finale, con un dolce rigorosamente fatto in casa: da provare il profiterol scomposto, un evergreen per tutte le stagioni. 

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