Categorie fragili e vaccini, la denuncia: “Ci hanno risposto che non c’è alcun accordo con i medici di base. Ci sentiamo presi in giro e addolorati…”

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Tra vaccini, il caos che regna sovrano e la dura battaglia che – a distanza di un anno – ancora ci si ritrova a combattere per sconfiggere il Covid, esistono le ingiustizie, la disorganizzazione e gli appelli inascoltati di chi vorrebbe ricominciare a vivere o almeno a sopravvivere. Se da un lato la luce del vaccino aveva fatto ben sperare in un primo momento, le problematiche riscontrate e il conseguente stop hanno gettato nuovamente nel buio e nello sconforto tutti. Dalla Regione Campania, fa sapere il presidente De Luca in questi giorni, si sta facendo il possibile per tutelare tutti e procedere (soprattutto) alla somministrazione dei vaccini per le categorie a rischio e le fasce deboli. Tutto bene fino a quando la richiesta non deve essere effettuata dal proprio medico curante e di base. Tante storie, che si intrecciano, tante persone che attendono. Quel vaccino per loro sarebbe acqua piovuta dal cielo in un periodo di siccità. Eppure c’è qualcosa che non va, che non sempre va secondo i piani e che fa rabbia. È l’appello di una donna salernitana, in particolar modo una moglie, una mamma che in due giorni si è ritrovata finalmente a poter “ricevere” per suo marito quella dose attesa ma allo stesso tempo lasciata senza più risposte e in balìa degli eventi.

“Mio marito, con patologie importanti, aspetta come una manna dal cielo il vaccino, tutta la nostra famiglia ha condotto da un anno una vita con mille attenzioni, senza uscire, non vedendo parenti e prendendo tutte le precauzioni possibili ed immaginabili”. È la signora G.A. che prova a spiegare la sua situazione in un messaggio che è una richiesta di aiuto ma anche di chiarimenti: “Finalmente si apre la piattaforma regionale per inserire i soggetti fragili da vaccinare e com’è giusto l’inserimento deve essere fatto dal medico di base, che ben conosce i suoi pazienti, le patologie e anche le medicine che prendono. Quindi oggi (ieri,ndr) chiamiamo il medico ma la sua risposta ci lascia molto addolorati e anche mortificati. Infatti il dottore ci dice che non è stato fatto nessun accordo – ha sottolineato la signora – con la Regione perciò non si invieranno i dati dei pazienti fragili, inoltre ci conferma che ci sarà un incontro martedì prossimo. Non le scrivo solo per me, ma voglio dar voce a coloro che stanno peggio di mio marito e che sono stati presi in giro un’ennesima volta. La malattia rara di mio marito viene curata a Milano ed è già la seconda volta che disdiciamo l’appuntamento, proprio perché aspettavano il vaccino. La domanda, come diceva un personaggio televisivo sorge spontanea…ma non potevano mettersi d’accordo prima, forse anche a livello politico-sindacale, chi doveva inoltrare la richiesta, tempi e modalità…? In che modo possiamo far sentire la voce di queste persone?”

Ed è proprio la voce sua e di suo marito che la signora G.A. vuole far arrivare a più persone possibili, combattendo l’ennesima battaglia di legalità, organizzazione e chiarezza che la sanità pubblica – al di là degli annunci propagandistici – forse sta dimenticando per strada. Perché si dica davvero, un giorno: “Mai più ultimi”.

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