Ernesto Sica spinge l’unità del centrodestra: «Un tavolo su amministrative e politiche»

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di Fabio Croce
Ernesto Sica, reduce dal doppio prestigioso incarico di Segretario Provinciale UDC e di Responsabile nazionale organizzazione elettorale del partito, è già attivo per rafforzare e consolidare lo scudocrociato. Contemporaneamente, rilancia l’unità delle forze di centrodestra in vista delle elezioni Politiche dell’anno prossimo e del rinnovo di tanti Consigli Comunali in provincia di Salerno.
Da pochi mesi le sono stati affidati gli incarichi di Coordinatore provinciale dell’UDC e di Responsabile nazionale dell’organizzazione elettorale del partito, come si sta trovando in questo doppio ruolo e quali iniziative sta intraprendendo a riguardo?
“Con entusiasmo ed estremamente fiduciosi ci stiamo adoperando per la riorganizzazione del partito e per un suo consolidamento sul territorio. Intendiamo essere riferimento di un mondo cattolico, moderato, democratico – cristiano; ci rivolgiamo a una platea di cittadini ed elettori che, a nostro avviso, va rivitalizzata e coinvolta in un progetto politico identitario e di governo. Ci auguriamo che il tavolo del centrodestra si riunisca il prima possibile affinché, in vista delle imminenti amministrative e delle elezioni politiche dell’anno prossimo, possa ritrovare compattezza e unità d’intenti, superando incomprensioni, ritardi e qualche distanza. Sono convinto che il centrodestra sia maggioritario nel paese e le varie anime politiche che ne fanno parte hanno il dovere di convergere in un progetto unitario”.
Per lei è stato un richiamo alle origini, un ritorno a casa. Crede sia finito il tempo del bipolarismo?
“Sì, senza dubbio alcuno, questa comunità, questo simbolo e il mondo a cui si riferisce rappresentano l’essenza della mia formazione politica, oltre che la mia naturale collocazione. In merito al bipolarismo, credo che noi stiamo vivendo da troppo tempo la grave lacuna di un sistema elettorale che non è in grado, da un lato, di garantire governabilità, dall’altro, di ristabilire un riequilibrio fra gli eletti e gli elettori. Viviamo da troppi anni una situazione di confusione, in quanto, sin dai tempi della cosiddetta seconda repubblica, non siamo mai stati del tutto maggioritari e mai spiccatamente proporzionali. Siamo stati un po’ di tutto per non essere niente, con sistemi elettorali sbagliati rispetto alle esigenze del nostro paese. Questo ha impedito la formazione di una nuova classe dirigente, ha impedito che si eleggessero dei rappresentanti piuttosto che nominarli, ha favorito un clima di populismo e di demagogia, di larga e preoccupante impreparazione che, dal mio punto di vista, ha impedito al nostro paese di tenere il passo con altre realtà europee. Quando viene meno la responsabilità del consenso, c’è il disimpegno, le cui conseguenze sono l’astensionismo sempre più preoccupante, il carattere residuale e non decisivo delle comunità politiche e un rapporto sempre più labile tra rappresentanti e rappresentati. Mi auguro che nel corso dell’ultimo miglio di questa legislatura si affronti il tema cruciale della legge elettorale e della rappresentanza; che sia affrontato in maniera chiara con un’impostazione altrettanto chiara e con effetti altrettanto chiari; a partire da criteri di rappresentanza uniformi sui due rami del Parlamento e su tutto il territorio nazionale. Spero che almeno questi elementi di base sia propedeutici per una riforma elettorale ampiamente condivisa dalle forze politiche. In tutto questo contesto, l’UDC intende ricoprire un ruolo determinante e di riferimento sia per l’elettorato moderato sia per farsi promotore di una convergenza programmatica di tutte quelle forze politiche che si richiamano e si ispirano ai valori della comunità del Partito Popolare Europeo”.
Oltre che per quanto riguarda l’appuntamento elettorale delle prossime politiche, è anche attivo per quanto concerne un progetto alternativo su Pontecagnano Faiano?
“Indubbiamente sì, attraverso un progetto chiaro di rilancio e di difesa della nostra comunità e del nostro territorio. Anche Pontecagnano può e dev’essere un’occasione di convergenza e di unità per le forze di centrodestra. In questo momento, lo stato di salute del nostro territorio cittadino è pesantemente compromesso da forti criticità; alludo al traffico, alla difficoltà in cui versa il settore decisivo del commercio, alla questione rifiuti e all’organizzazione della macchina comunale. Ci sono tutte le condizioni per ritrovarsi su un terreno programmatico condiviso”.
A un anno dal voto, al netto delle oggettive difficoltà legate al periodo contraddistinto dall’emergenza sanitaria, qual è il suo giudizio sull’attuale Amministrazione comunale?
“Purtroppo, la pandemia è stata una pagina pesante per la società e per ogni livello di governo, da quelli, in particolar modo, territoriali a quelli nazionali e sovranazionali. Ora, per il post emergenza ci sono strumenti importanti e opportunità finanziarie che mi auguro possano essere sfruttate dal governo locale; opportunità che, se usate bene, possono essere determinanti per la nostra comunità e i nostri territori. Abbiamo cercato di avere in Consiglio comunale un atteggiamento senza pregiudizi, ma responsabile. Tuttavia, Il mio giudizio sull’Amministrazione non è sicuramente positivo, ci sono ritardi enormi e una mancanza di visione generale del paese. Sono convinto, pertanto, che si possa costruire un’area alternativa con un progetto chiaro e di prospettiva. Non è il tempo degli slogan, ma è tempo di ridare a Pontecagnano ciò che merita e di cui ha bisogno: un governo forte”.
Pontecagnano presenta un tessuto urbano vario e complesso: è alle porte di una città, ha due uscite autostradali, una zona industriale, un aeroporto, una zona litorale, un centro vivace con obiettive difficoltà di traffico. Nei fatti è un territorio che “urla” interventi strutturali. Lei pensa che possa essere il momento per pianificarli e attuarli?
“Partiamo dalla non trascurabile premessa che paghiamo ritardi e scelte sbagliate in merito alle scelte infrastrutturali del passato che avrebbero potuto disegnare un territorio diverso e e che hanno condizionato e provocato i disagi di oggi. Ci sono stati sempre interventi guidati da interessi elettorali e non da precise strategie economiche a lungo termine. Mi auguro, in questo periodo storico, che si possa approfittare di questa grande occasione del PNRR per rimediare a qualche errore del passato e proiettare Pontecagnano e tutto il territorio circostante nel futuro. Sono preoccupato perché non intravedo segnali di alcuna pianificazione a riguardo. Mi auguro davvero, per il bene e il futuro di Pontecagnano, che quest’occasione sia sfruttata, anche perché dubito che possa ricapitare frequentemente”.
Faccio appello alla sua esperienza provinciale: l’emergenza boschiva sta tragicamente anticipando i tempi e rischia di mettere in difficoltà i nostri comuni e di danneggiare pesantemente le nostre risorse. Premesso che si tratta di un’emergenza internazionale e non una dalle dimensioni localistiche, quali iniziative si possono attuare per arginare la problematica?
“L’argomento è indubbiamente complesso, non ci sono soluzioni facili e c’è il serio rischio dell’impotenza. Di conseguenza, è importante insistere sulla prevenzione, battere sul fatto che non si tratta di un’emergenza “estiva”; ma la prevenzione dev’essere pianificata un minuto dopo il periodo estivo. Altri elementi importante possono essere costituiti dalla mappatura delle zone a rischio, dall’uso di nuove tecnologie, dal rafforzamento del personale preposto e da un coordinamento delle forze di controllo. Io credo che quando i temi si ripetono frequentemente, vuol dire che non si conferisce loro la giusta importanza. Questa problematica deve diventare centrale e investire a riguardo; non può essere ritenuta solo una questione di qualche settimana, ma dev’essere tematica fondamentale inclusa in un’adeguata programmazione di amministrazione dei territori”.

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