Il paradosso della fontana del Nettuno: il degrado ammanta il simbolo della sede della Soprintendenza

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Una fontana storica, di impatto monumentale, ancora abbandonata a sè stessa, nel luogo sede della Soprintendenza. E’ il paradosso che si profila agli occhi di chi percorre via Torquato Tasso, una delle più importanti arterie del centro storico cittadino, dalla quale si accede – tramite l’ingresso monumentale – allo storico Palazzo Ruggi d’Aragona, che ospita – dal 2011 – la Soprintendenza archeologica, delle belle arti e del paesaggio per le province di Salerno e Avellino. La fontana, detta del Nettuno, fu realizzata successivamente al vastissimo, risalente al 1500: la si scorge oggi al di là delle grate che purtroppo sbarrano l’accesso ad uno dei complessi monumentali più affascinanti del cuore antico della città. La sua costruzione risalirebbe, infatti, non essendoci abbondanza di fonti bibliografiche sul tema, al 1935, quando Giovanni Cuomo, Preside dell’Istituto Commerciale che aveva sede in Palazzo Ruggi, volle dare un aspetto più maestoso al cortile dello stabile. Negli anni precedenti già era stato fatto un tentativo, trasformando un vecchio abbeveratoio in una vasca di cemento con uno scoglio da cui sorgeva l’acqua. Questa rappresentò la base per la costruzione della fontana per come la si può ammirare oggi, grazie anche all’innesto della monumentale scultura del Nettuno. Questa, vista la totale assenza di restauri realizzati nel corso dei decenni, versa oggi in pessimo stato conservativo, nonostante il suo indubbio ed oggettivo fascino. Numerose parti della scultura, infatti, appaiono deteriorate dall’usura degli agenti atmosferici: il cortile, inoltre, non è aperto al pubblico e soltanto dall’esterno è possibile ammirare la fontana che, nel complesso, sorge in un’area, quella di via Tasso, ancora oggi non adeguatamente valorizzata in rapporto alla sua importanza storica ed al suo potenziale turistico. Eppure, qualcosa sembrerebbe muoversi: già lo scorso anno era stata paventata l’idea di allestire uno spazio espositivo digitale nel cortile d’ingresso della Soprintendenza, sottraendolo, così, al degrado che lo interessa. Stando a quanto afferma la soprintendente Raffaella Bonaudo, infatti, l’obiettivo dell’ente è quello di riportare a nuova vita il Palazzo, portandolo ad avere una nuova centralità nella zona, anche alla luce dei recenti interventi di riqualificazione operati nei gradoni della Lama e del restauro attuato – grazie a donazioni private, tra cui quelle di Rotaty, Inner Wheel e Rotaract e all’impegno del compianto console del Tci Enrico Andria che “adottò” il sito monumentale – nella cripta paleocristiana di Santa Maria de Lama.
“C’è un progetto di restauro – puntualizza la responsabile della Soprintendenza – Ci sono fondi Poc dal Ministero grazie ai quali stiamo lavorando alla risistemazione della parte alta del palazzo. Priorità è stata conferita alle opere più urgenti: abbiamo rifatto la copertura dello stabile, ma il progetto prevede anche il restauro della fontana e dello scalone d’ingresso che avviene oggi da Via Tasso”. Smentita, almeno stando alle intenzioni dell’ente, la possibilità che l’intervento possa essere rinviato eccessivamente, vista anche la natura dei fondi che ne dovrebbe consentire l’attuazione. “La chiusura dei lavori – ha aggiunto Bonaudo – dovrà avvenire entro il 2026. La prima parte però che già è in atto riguarda le opere di somma urgenza. I finanziamenti sono due: uno da 300.000 euro per la legge 232, riguardante la vulnerabilità sismica dell’edificio, con una parte di indagini strutturali, serviti per il rifacimento della copertura del palazzo e degli infissi, che erano ammalorati. Un finanziamento Pon del segretariato generale del Ministero troverà invece espressione nel recupero della fontana e dell’atrio”. Il cortile sarebbe stato, dunque, già attenzionato dalla Soprintendenza. “Già è stata effettuata una pulizia del materiale accatastato nell’area, grazie all’impegno del personale della Soprintendenza, che tengo a ringraziare – ha concluso – Nel progetto di riqualificazione dovrebbe rientrare anche una piccola esposizione a carattere digitale nell’ingresso attuale della Soprintendenza, e, se riusciamo, il recupero del salone delle conferenze che presenta un fregio affrescato, anch’esso da recuperare”. 

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