“In treno”: il viaggio come congiunzione tra punto di partenza e di arrivo

0
155

Può lo scompartimento di un treno essere scrigno di storie? Angelo Coscia si racconta.

Di Davide Bottiglieri

Chissà che tipo di persona sarà seduta di fronte a me, oppure al mio fianco? Chi di noi almeno una volta, salendo su un treno, non si è posto questa domanda, alla quale forse non esiste una vera risposta. D’altronde, quanto si può conoscere realmente una persona nella durata di un viaggio in treno? Eppure capita che il tragitto percorso diventi un gioco senza regole, in cui «imperfetti sconosciuti» si lasciano andare a confidenze, opinioni, vere e proprie confessioni, nell’unica certezza condivisa da tutti i passeggeri: quello che accade nello scompartimento di un treno, resta sul treno. Ma è davvero così? In un gioco senza regole tutto è lecito: litigare, ascoltare, insistere, convincere, cambiare idea o difenderla strenuamente. Sconosciuti sì, perfetti meno: è un continuo match point, con scambi inaspettati, dove le proprie imperfezioni rimbalzano dall’uno all’altro, come in una stanza degli specchi. Così, tra una stazione e l’altra, un dubbio ci attanaglia: cosa sono pronto a prendere dagli altri e chissà cosa prenderanno loro da me…

Questa la trama dell’avvincente libro di Angelo Coscia, “scrittore di favole per bambini”, come lui stesso si presenta, ma che con questo lavoro consegna ai lettori un viaggio introspettivo destinato a un target più maturo. La favola è solo un punto di partenza, dunque, di cui ha beneficiato sempre del potenziale educativo a vantaggio del suo lavoro di animatore sociale.

In treno, edito da Coltura Edizioni, è un romanzo differente dai suoi soliti scritti, un punto di svolta, forse, che, se rappresenta un banco di prova in ambito artistico, non può non dirsi riuscito.

– Lo scompartimento di un treno è un’ambientazione insolita come principale sfondo di una storia, eppure non privo di suggestioni. Da dove nasce l’idea?

Ho sempre vissuto il viaggio come elemento fondamentale del mio vivere. Ho iniziato giovanissimo a viaggiare in treno partendo da Salerno con treni notturni e attraversando il nostro Paese per raggiungere città e mostre di pittura. In quei viaggi ho incontrato persone incredibili con storie davvero uniche. Nel tempo, i treni sono cambiati, gli scompartimenti hanno lasciato il posto a sedute ergonomiche e infilate una davanti all’altra, poi le cuffie ed il wifi ed abbiamo smesso di prenderci dal viaggio ciò che di davvero bello ci offriva: la relazione.

– Qual è stata la principale difficoltà che ha riscontrato nel far evolvere la trama all’interno di una bolla “statica” quale le sedute di un treno?

I personaggi avevano voglia di raccontarsi e come succede in una conversazione era difficile mediarli. Le loro storie le loro emozioni mi hanno accompagnato per tutto il tempo della scrittura e non nascondo che in tante occasioni ho faticato a non farmi prendere la mano ed intervenire. Quel vagone si è animato sin dalle prime battute e in alcuni momenti ho avuto paura che uno dei personaggi prendesse il sopravvento sugli altri. Devo ringraziare Valentino Romano storico e amico che ha dato voce a Raimondo, il professore, ed ha arricchito il testo di spunti interessanti sul brigantaggio e sul nostro Sud. Ci sono poi i due giovani che con le loro storie forti senza edulcorazioni accompagnano la chiacchierata e nonostante la loro rabbia e in alcuni momenti disillusione non si tirano indietro e continuano a confrontarsi.

– Il confronto tra i personaggi sembra inevitabile. Ognuno diverso dall’altro: quali storie hai voluto raccontare e perché necessitavano di essere narrate?

Con questo libro sono voluto uscire dalla mia comfort zone di scrittore per ragazzi e dare spazio anche al mio essere animatore di strada e counselor sempre vicino a storie di disagio. Era da tempo che volevo scrivere qualcosa che aprisse nel lettore il desiderio di farsi domande. Non volevo centrare la mia narrazione sugli aspetti negativi e sui vissuti duri dei personaggi ecco perché ho pensato ad una conversazione tra personaggi tanto diversi sia culturalmente che socialmente.

– Sebbene all’interno di un treno si possano incontrare persone differenti nel carattere, nel vissuto, nelle ideologie o in altro ancora, c’è un punto inesorabilmente in comune: la direzione del viaggio. Quale direzione metaforica prende il viaggio dei protagonisti della tua storia?

Il viaggio è una congiunzione tra un punto di partenza ed uno di arrivo che a sua volta può trasformarsi in un nuovo punto di partenza. Ecco questo sono i miei personaggi per quanto forti delle loro esperienze e delle loro idee si lasciano contaminare e arricchire dall’altro. Il treno un tempo garantiva una sorta di anonimato, prima che i social ci mettessero in relazione costante, i protagonisti di un viaggio si potevano aprire e raccontare senza filtri pensando che alla fine di quel viaggio le strade si sarebbero divise e difficilmente incrociate nuovamente. In treno si aveva “terapia” autobiografica e ascolto gratuito.

– Sono previste presentazioni?

Questo mese di maggio saremo presenti in diverse scuole a promuovere il libro all’interno delle iniziative del maggio dei libri, poi con Coltura Edizioni abbiamo organizzato diverse presentazioni in librerie e luoghi di promozione culturale. Un invito particolare a tutti alla presentazione che si terrà al parco Arbostella il 24 maggio alle 19 nella quale proveremo a ricreare il vagone con ospiti davvero speciali che animeranno la serata partendo proprio da In Treno. Come mi piace giocare vi invito ad allontanarsi dalla linea gialla e a salire a bordo. Buon viaggio e buona lettura.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here