La frenata del Pnrr, il caro prezzo dei materiali edili: soffre (anche) Salerno. Palazzetto e Ripascimento servono altri fondi

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Tutti i progetti urbanistici già pronti passeranno dalla “revisione” per le modifiche del caso: dai più piccoli ai più grandi, dai Comuni alle Regioni, fino all’intero stivale. Adesso l’allarme è sui fondi Pnrr che potrebbero non bastare o almeno non più e potrebbero subire una brusca frenata dopo l’accelerazione per la presentazione dei progetti da candidare per ricevere i finanziamenti. Salerno potrebbe non essere esente, nonostante la richiesta (non troppo) velata del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca solo qualche giorno fa, con le grandi opere “invitate” ad uno start a giugno: mancherebbero – infatti – circa 12 milioni di euro per completare il ripascimento e anche 9 milioni per il palazzetto dello sport (con progetti già definiti che adesso dovranno passare per un ulteriore controllo). L’assessore alle grandi opere di Palazzo di Città, Michele Brigante è già a lavoro per trovare una soluzione: domani incontrerà anche i dirigenti di settore per capire quali accorgimenti e variazioni adottare per poi presentare il tutto già giovedì. Ma la situazione anche e soprattutto a livello nazionale è attenzionata: “A parole è tutto facile. Le difficoltà e gli imprevisti (e non sono finiti!) sono enormi. In tutta Italia e non solo – tuona l’assessore sul suo profilo facebook, commentando le ultime notizie sul piano nazionale in merito – tutti i progetti già pronti sono in revisione per l’aumento dei prezzi. Con necessità di reperimento delle somme aggiuntive ….(ci sono!?)”. Dunque le grandi opere e il Pnrr sono di nuovo ad alto rischio. Tutto viaggia ancora a rilento e questo non solo per le lentezze burocratiche, ma anche a causa del rincaro record delle materie prime che stravolge il mercato. Mancano i bandi, dicono all’Ance, per 35 cantieri per un valore complessivo di oltre 24 miliardi, come riportato questa mattina da alcuni organi di informazione. In ritardo, va detto subito, sono le amministrazioni locali che devono trasformare in cantieri i soldi già stanziati dal Mims, il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Gli enti appaltanti, cioè Regioni e Comuni, che ora sono alle prese anche con le spinte sui prezzi, sembrano paralizzati. A lanciare l’allarme è l’ingegner Gioia Gorgerino, vice presidente di Ance Roma, preoccupata per la fase di impasse. Nonostante i commissari straordinari – ne sono stati nominati 39 per 102 opere (ciascuna delle quali consta di diversi progetti) e lo sforzo del ministro Enrico Giovannini le cose vanno a rilento. Ai vecchi problemi si aggiungono altri ostacoli. «Non è questione di Nord o Sud. Lentezza e burocrazia bloccano tutte le opere italiane senza distinzione geografica», spiega la Gorgerino. «Da poco tempo – hanno dichiarato ieri – è stato avviato il dibattito pubblico sulla Tav Salerno Reggio Calabria, qualcuno dice che si vede una luce in fondo al tunnel, ma temo che l’inflazione e la guerra in Ucraina bloccheranno di nuovo tutto, perché i prezzi dei materiali stanno andando alle stelle. Basti pensare che l’Ucraina è il primo paese da cui l’Italia importa materie prime per la siderurgia, quasi il 50%». Ma a Palazzo Guerra non è l’unico intoppo: l’assessore al bilancio Paola Adinolfi, già qualche mese fa si è vista bocciare il piano dei tagli previso per far quadrare i conti comunali, già compromessi. Questa mattina ha dovuto così incontrare i dirigenti di vari settori per fare il punto della situazione proprio sulla pesante questione dei conti che sembrerebbero ad oggi essere retti soltanto dalle vendite dei beni pubblici messi all’asta…andata deserta lo scorso dicembre. 

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