L’inchiesta a Capaccio Paestum. Il piano di D’Angelo per cacciare Palumbo e sostenere Alfieri

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«Chi ha tradito non reca con sé alcuna motivazione politica… la mia unica colpa è quella di avere alzato un muro tra me e coloro che inseguivano gli interessi personali…». Franco Palumbo, ex sindaco di Capaccio Paestum, sfiduciato e deceduto pochi mesi dopo, aveva capito il piano costruito alle sue spalle. In una deposizione spiegò: “E’ di dominio pubblico che ci siano state delle offerte di denaro a consiglieri comunali”. E venerdì scorso la verità sarebbe venuta a galla con una operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Salerno che ha portato all’arresto dell’imprenditore di Roccadaspide, Roberto D’Angelo, esponente di Italia Viva, accusato di istigazione alla corruzione e turbativa d’asta: avrebbe offerto soldi (50mila euro) ad un consigliere comunale di Capaccio Paestum per sfiduciare l’allora primo cittadino Palumbo. Otto in tutto gli indagati, tra cui anche attuali consiglieri comunali per i quali la Procura aveva chiesto la misura degli arresti domiciliari, respinta dal Gip ma che nelle prossime ore potrebbe essere impugnata dai pm titolari dell’inchiesta. Sul registro degli indagati, oltre D’Angelo, sono finiti Carmelo Pagano, Fernando Maria Mucciolo, Alfonsina Montechiaro, Pasquale Accarino, Francesco Petraglia, Angelo Merola e Carmine Greco.

Un piano, quello di D’Angelo, organizzato per mandare via Palumbo, per poi convincere e sostenere Franco Alfieri, attuale primo cittadino di Capaccio Paestum. Anzi D’Angelo, dallo stesso Alfieri è invitato a trovare “sei/sette candidati, al fine di ottenere altri mille volti che gli permettano di aggiudicarsi la vittoria già al primo turno alle elezioni amministrative del giugno 2019 a Capaccio Paestum. Vittoria che per altri fatti giudiziari finirà, poi, nell’ambito di una ulteriore inchiesta dopo i caroselli a sirene spiegate con ambulanze nel centro cittadino.

Condotte spregiudicate, per il Gip che manifestano la volontà di D’Angelo “di voler proseguire i propri interessi senza alcuni scrupolo nell’offrire somme di danaro a funzionari pubblici e amministratori locali”.

A dimostrazione di come l’imprenditore e si sentisse a casa negli uffici comunali, ci sarebbero le dichiarazioni del nuovo Rup «costretto ad allontanare D’Angelo, scoperto ad acquisire atti senza essere autorizzato, pare grazie alla compiacenza di alcuni impiegati comunali, evidentemente abituati a favorirlo. E lo stesso Roberto D’Angelo, nell’interfacciarsi con il gruppo di lavoro incaricato della progettazione degli interventi in via Magna Graecia, affermava che i fondi regionali sarebbero arrivati solo grazie alle sue conoscenze in ambito regionale. Proprio per ottenere quei lavori, stando alle accuse, sarebbero stati offerti soldi e, di fronte alla resistenza del compianto Franco Palumbo, Roberto D’Angelo avrebbe proposto 50mila per far cadere il sindaco e 150mila per l’aggiudicazione dell’appalto. Cifre che furono scritte su un foglietto consegnato ad un consigliere comunale per convincerlo ad appoggiare i «dissidenti» («se le cose vanno bene per tutti, andranno bene anche per te», avrebbe detto al consigliere facendogli intendere come Palumbo, nonostante l’avesse aiutato ad essere eletto sindaco, non gli era stato riconoscente). E, infatti, Palumbo (poi deceduto per malattia) denunciò pubblicamente di «aver combattuto chi pensava agli interessi personali pagando, per questo, con la sfiducia» e quando il consigliere comunale gli raccontò dell’incontro, l’allora sindaco definì D’Angelo un «delinquente», rendendo dichiarazioni anche all’autorità giudiziaria. Allo stesso modo, l’imprenditore tentò di offrire 50mila euro ad un dirigente comunale, per partecipare al bando di gara per la valorizzazione del Villaggio Hera Argiva. Il bando doveva essere pubblicato durante le festività natalizie: col Comune chiuso, non avrebbe destato troppa attenzione.

Nel settembre del 2019 secondo una intercettazione telefonica D’Angelo si augura che il sindaco Alfieri mantenga “quello che gli aveva promesso in campagna elettorale”.

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