Pochi spazi per le società in città: «Una voce univoca con le istituzioni»

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di Matteo Maiorano

Il presidente Paolo Giarletta: «Rendiamo protagonisti atleti esperti e giovani in cerca di consacrazione»

Un tassello di storia riemerge dal passato. Sarà il fascino della tradizione o la tendenza al miglioramento, quell’ambizione mista a talento che negli anni ha mosso l’operato degli amanti della pallanuoto verso territori inesplorati, ma tra le motivazioni che hanno riportato in auge il nome del Circolo Nautico c’è un senso profondo di appartenenza. La creatura del compianto Guglielmo Buonagiunto risorge come l’araba fenice grazie al lavoro del nuovo consiglio direttivo, capitanato dal presidente Paolo Giarletta, il quale lavora sottotraccia per i nuovi obiettivi a medio lungo termine. L’Oasi Salerno, guidata per anni da Luca Malinconico (resta come collaboratore del settore giovanile) passa così al nuovo CdA, guidato proprio da Paolo Giarletta.

Presidente, perché questo richiamo alla tradizione?

«È frutto del desidero dei soci. Il CdA, composto da Mario Grieco, Giuseppe Fasano, Luca Malinconico, Gianluca De Rosa, Maurizio Fasano e Mirko D’Amore ha voluto rendere omaggio in questo modo a Guglielmo Buonagiunto, il quale creò un movimento interessante nella nostra città»

Quali sono gli obiettivi societari?

«Giovani e moderazione saranno le nostre linee guida. Vogliamo essere un’opportunità per tanti atleti che, arrivati a 20 anni, abbandonano per motivi logistici: l’economia non permette ai club di svenarsi per l’acquisto di un pallanuotista, salvo casi eccezionali. Vogliamo che gli sportivi proseguano il loro naturale percorso, senza abbandonare l’acqua clorata, creando una filiera con le altre realtà del territorio. Sarà fondamentale spendere in misura adeguata alle necessità, anche in virtù delle conseguenze apportate dal covid al mondo sportivo».

Quanto è cambiata la pallanuoto negli ultimi 30 anni?

«Radicalmente. La parte tattica è diventata fondamentale: prima la pallanuoto era più libera, gli atleti meno prestanti, la creatività al centro, regole diverse. Intendiamoci: mantiene intatto il suo fascino, ma prima c’era maggiore spettacolo. Sono cresciuto all’ombra della Vitale, al tempo senza copertura: eravamo abbronzati già a gennaio e tutti i miei compagni oggi soffrono gli acciacchi fisici dell’aver giocato a ogni temperatura e condizione climatica».

Capitolo campionato: stagione mandata agli archivi frettolosamente?

«La scelta, seppur sofferta, non è mai stata in discussione. Era però fondamentale far tornare in acqua i giovani pallanuotisti, perché i ragazzi non devono stare troppo tempo lontani dalla piscina, onde perdere l’appeal con la vasca».

Tante società, pochi spazi. Salerno offre strutture adeguate ai progetti sportivi?

«Gli spazi non sono sufficienti. C’è bisogno di una svolta, magari creando sinergie con il privato. Non è solo necessario edificare nuovi impianti, ma è fondamentale lavorare sulle strutture pre-esistenti. Serve però un’interlocuzione forte: negli anni il Comune ha accolto un’infinità di proposte, alcune poco credibili altre lungimiranti, ma nessuna di esse ha portato ad una svolta concreta. Sentiremo le altre società, a Salerno è fondamentale avere una voce univoca sulla questione».

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