Salerno, identità e cultura…cercasi

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Viaggio tra lo shopping del centro cittadino

di Brigida Vicinanza e Michele Mari

Salerno alla ricerca della sua identità perduta. Almeno per quanto riguarda lo “shopping”. Una città “allo sbando” che cerca sempre di più di rispecchiare i grandi marchi per rendersi appetibile e per uscire da una crisi che attanaglia anche la cultura cittadina. Così una passeggiata nel centro storico si trasforma in qualcosa di già visto che non ha il sapore della tradizione. “A Salerno – ma potremmo parlare dell’intero territorio nazionale e oltre – da un po’ di anni a questa parte, sembra che i negozi si assomiglino sempre di più tra di loro e che tentino di scimmiottare il look delle grandi catene”. E’ quanto emerge dal racconto -reportage di Michele Mari, fotografo salernitano, che ha voluto mostrare quanto Salerno stia cambiando il suo volto, per fare spazio ad una globalizzazione frutto di tempi “magri” per il commercio. La città, pur con le sue peculiarità architettoniche mi sembra aver perso l’aura di unicità della sua atmosfera nel passeggio per lo shopping. Una vera e propria perdita d’identità provocata dalla globalizzazione che sta riguardando tutti i settori e non risparmia nessuno, tanto da portare una crisi profonda di valori “identitari” oltre che una crisi economica aggravata dalla mancanza di lavoro e conseguente riduzione dei consumi. Nei negozi salernitani, soprattutto quelli del centro storico, sono sempre meno i residenti che comprano e i turisti comprano con circospezione. Essi vengono attratti sempre meno e molti di loro (i commercianti), nel tentativo di essere più competitivi, sono indotti a offrire prodotti a basso costo o che vanno per la maggiore, col risultato di far sostare per qualche istante la gente davanti alle vetrine, più che altro per avere un’idea di quello che poi compreranno o in rete o nei centri commerciali, ad un prezzo migliore. Allo stesso tempo, diversi piccoli negozi e botteghe artigiane, stanno cercando di sostenere un difficile ruolo di custodi dell’identità del territorio. Insomma una crisi identitaria che non vede soluzione, ma anzi va soltanto a discapito dei piccoli commercianti e delle botteghe che col tempo stanno scomparendo. Così ci si ritrova davanti a saracinesche abbassate e ad una storia cancellata, che rimane soltanto nella memoria di chi l’ha vissuta. “Per sopravvivere, seppur tentati di competere con gadget a basso costo, provano strenuamente a presentarsi come laboratori creativi, centri di conservazione e di promozione delle eccellenze locali, tradizionali e moderne. In primis le istituzioni, insieme alle organizzazioni e associazioni, ai cittadini e loro aggregazioni, ai gruppi di acquisto, agli utenti di piattaforme digitali, bloggers e influencers possono aiutare a trovare spazio in una realtà sempre meno virtuale e sempre più concreta – ha concluso – in grado di supportare in modo fattivo le iniziative e le idee per traghettare l’identità cittadina, quasi misconosciuta e quasi perduta, nell’epoca moderna”. Insomma, Salerno faccia rete…per ripescare dalla memoria la tradizione.

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