Un libro è per sempre

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di Pippo Della Corte

Un libro è per sempre. Slogan che un’azienda di preziosi ha voluto dedicare ad un diamante. Concetto carico di significato che si addice perfettamente al libro. Fedele compagno durante un lungo viaggio, ma anche capace di far viaggiare il lettore comodamente seduto nella poltrona di casa. Succedeva così soprattutto in tempi in cui i trasporti non erano quelli di oggi e quando erano in pochi a potersi permettere di girovagare lungo lo Stivale, figurarsi per l’Europa e per il mondo.

Lo sanno bene coloro che ormai anziani si sono lasciati sedurre dagli scrittori e dalle loro opere capaci di descrivere luoghi lontani, esotici abitati dai più svariati personaggi e dalle belve più feroci. Mondi sognati ma vissuti con grande e appassionata partecipazione da chi con la fantasia amava andare oltre la quotidianità, la routine giornaliera. I libri, si intende ovviamente quelli cartacei senza nulla voler togliere agli e-book, esistono da secoli ancor prima che Gutenberg potesse inventare la stampa a caratteri mobili.

Se abbiamo conoscenza del passato remoto è grazie ai monaci amanuensi che con certosina cura copiavano e trascrivevano i testi antichi su enormi e pregiati volumi ancora oggi esistenti. “Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto”. Frase di Umberto Eco che aiuta a comprendere l’importanza dei libri anche e soprattutto durante la crescita di ognuno.

Leggere fa rima con il tentare di conoscere qualcosa in più recependo sentimenti, emozioni, drammi che traspaiono dalle pagine a volte ingiallite di vecchie edizioni acquistate rovistando nelle bancarelle dei mercatini rionali. Ne esistono, poi, di ogni tipo e per tutti i gusti: narrativa, saggistica, poesia, cucina, arte, moda, materie tecniche. Ogni pubblicazione racchiude un piccolo universo narrato con lo scopo di far conoscere, divulgare o semplicemente comunicare passioni, frustrazioni, punti di vista. L’irruzione prepotente degli smartphone ha modificato le abitudini di decine, anzi centinaia di milioni di cittadini che si sono allontanati dalla lettura, pratica preziosa ma bisognosa di tempo, silenzio, riflessione. Il vorticoso volgere dei giorni non sembra dare spazio a momenti di intimità personale lasciando che il tutto e subito della “rete” inondi ogni attimo dell’esistenza.

I più giovani sembrano essere distanti dai libri al di là di quelli scolastici, mai da nessuno veramente amati. Leggere sembra essere roba vecchia, da pensionati che hanno in dote molte ore libere e ancora voglia e curiosità di approfondire. Ma ovviamente non è così. Quale miglior modo allora per far riavvicinare molti alla lettera se non attraverso un dono natalizio? Regalare un libro è segno di raffinatezza e gentilezza d’animo, è un po’ volere rendere partecipe l’altro dei propri interessi, delle proprie visioni. E’ il tentativo discreto di voler rimarcare senza aggressività che la carta, e su di essa la parola scritta, rappresenta ancora un punto di riferimento affidabile su cui contare per essere meno soli e per arricchirsi ogni volta di più.

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