“Una canzone per amico”: un viaggio nel tempo con la musica.

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Il concerto spettacolo di Sesti è un tuffo nel passato tra emozioni e suggestioni

di Davide Bottiglieri

Proposto per la prima volta presso la SalaAgnini di Roma il 18 giugno scorso e poi replicato il giovedì successivo, “Una canzone per amico” è un itinerario evocativo in cui la musica si mescola con il cinema e che proprio non può lasciare indifferenti.

A mettere in scena l’opera di Daniele Sesti è La Compagnia del Friccicore, capace di proporre – come recita la locandina – “voli imprevedibili e ascese velocissime, traiettorie indescrivibili, codici di geometria esistenziale”. Tanti artisti, per sonorità senza tempo: Paolo Tagliapietra (pianoforte), Sabina Angelucci (flauto), Pietro Burrascano (chitarra), Mariano Di Tanno (sax e voce), Alessio Paoletti (voce e basso), Giorgio Russomanno (batteria), Amilcare Sesti (chitarra e fisarmonica), Carla Carrì (voce), Stefania Correnti (voce) e Maria Grazia Gottola (voce).

A parlarne è proprio Daniele Sesti, che ha scritto, diretto e raccontato una storia che attinge dal passato per analizzare l’attualità.

– Dalle opere letterarie alla scrittura di spettacoli: qual è il suo rapporto con la musica?

Sicuramente di grande amore. Ho anche un altro grande amore, che è il cinema. Non è un caso che in questo spettacolo ci siano anche riferimenti cinematografici, perché anche i film accompagnano la nostra storia personale e sociale. Nei miei libri, così come in altri lavori, la musica è sempre presente. In I ragazzi del Coro, il mio primo libro, la trama si sviluppa proprio all’interno di un coro che esegue dei brani, quindi la musica è centrale! Diciamo che per me è impossibile separarmi dalla musica. Tornando alla domanda, ho sempre pensato: “Mi piace più il cinema o la musica?”. Negli ultimi anni ho avuto la risposta: mi piace più la musica. Parliamo poi di musica a tutto tondo, eh! Quindi veramente come forma d’espressione e forma d’arte, e questo amore totalizzante credo di averlo riversato nello spettacolo.

– Come può la musica essere traino in un viaggio che solca tempo e spazio?

Questa è davvero una bella domanda. La musica può essere un traino perché rievoca emozioni. Ci viene la pelle d’oca quando, ascoltando un brano, ci vengono in mente momenti belli, meno belli, dolorosi o esaltanti. La musica ha la dote straordinaria di arrivare al centro dell’emotività di ciascuno di noi e quindi infrange barriere che forse sono più difficili da valicare per altre forme di espressione artistica. Lo spettacolo è un cerchio: si parte dalla prima sigla del telegiornale del 1952 (che altro non è che una rielaborazione del brano di un’autrice messicana del 1930), per poi arrivare agli anni della commedia italiana, con Dino Risi, fino all’avvenimento più importante di fine secolo che è l’abbattimento del muro di Berlino, episodio che ci ha permesso di parlare di Pink Floyd e altri grandi esponenti della musica di quegli anni. Il cerchio si chiude con un omaggio al grande Modugno.

– Al pari di uno scrittore che accompagna il lettore nel mondo che ha creato, quale tipo di viaggio ha voluto far intraprendere allo spettatore?
Ho voluto far fare un viaggio nella memoria, così da far riflettere su chi siamo, partendo da ciò che siamo stati. Questo, ovviamente, con la dovuta leggerezza, ottenuta anche dalla proposta di generi differenti e le molteplici modalità di esecuzione. Non manca una nota nostalgica, un po’ mi sono ispirato alla trasmissione “Anima mia” di tanti anni fa e condotta da Fazio.

Il debutto è avvenutopresso la SalaAgnini, una realtà molto giovane, aperta nel 2018, sottratta alla mano impietosa del tempo.

Sono molto contento di parlarne. SalaAgnini fa parte di un complesso più ampio, costruito negli anni ‘30 all’interno di un quartiere in crescita, e adibito alle attività della gioventù littoria. Con la caduta del fascismo e recuperato dalla circoscrizione, una parte fu adibita a scuola, un’altra a centro sportivo e preposto anche ad attività culturali. Ora c’è un’associazione molto giovane che gestisce diverse regioni del complesso, a seconda della stagione, e ne dà incessante linfa attraverso rassegne continue e di diverso genere. È un ambiente stupendo dove proporrò altri lavori.

Allora ci dia un’anticipazione del prossimo spettacolo.

Posso dire solo che il cinema sarà protagonista!

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