Altro che nomine, il sistema De Luca si basa sui fondi alla cultura

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di Andrea Pellegrino

Milioni e milioni di euro. Un fiume di soldi regionali ed europei che in Campania vengono investiti in attività culturali. O meglio nella gestione di teatri, spazi associativi (a carattere culturale) fino ad arrivare ad eventi semi o per nulla culturali, come le famose Luci d’Artista salernitane. Milioni di euro che arrivano dalle casse di Palazzo Santa Lucia e che sono decisi di proprio pugno direttamente dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che da ex sindaco di Salerno, da qualche anno, sta ‘salvando’ economicamente il suo comune. Basti pensare che nell’ultima trance che ha riguardato il teatro Verdi, da un milione e mezzo di euro, c’è finito anche il Capodanno in Piazza con i Negramaro. Ma la lista è lunga: dal Premio Charlot fino al Giffoni Film Festival, passando per il Ravello Festival. Tutte manifestazioni che attendono soldi regionali e che «ringraziano» De Luca. Una ultimissima delibera della giunta comunale di Salerno, nei giorni della polemica dei fondi tagliati per il Mercadante a Napoli, acquisisce ben 2 milioni di euro per le Luci d’Artista, o meglio per il fitto annuale delle solite luci natalizie. Poi c’è il Verdi con le sue sei opere liriche dirette dalla bacchetta d’oro di Oren pagato 150mila euro all’anno.Qui c’è tutto un sistema che ruota attorno al Massimo cittadino e che vede in Antonio Marzullo, docente del Conservatorio “Martucci” e segretario del Verdi, l’anello di congiunzione tra la stagione operistica e le istituzioni deluchiane. Altri tempi quelli della Scabet, per lungo tempo affidata a Bottiglieri, poi passata per un breve periodo nelle mani di Tartaglione e Salzano e ora a guida Annunziata (ex segretario regionale del Pd). Uno scrigno prezioso nel quale sono passati i maggiori finanziamenti verso manifestazioni ed eventi culturali e non della Regione Campania. E qui, oltre le nomine e gli incarichi, la base si è mantenuta sugli investimenti cospicui che hanno riguardato, naturalmente Salerno, ma anche Caserta con la sua Estate da Re alla Reggia. 

Insomma un sistema, quello deluchiano, che più che sulle semplici nomine politiche, si è basato su contributi mirati a determinati e vicini gruppi di «potere culturale». E il caso Mercadante ne è la dimostrazione più eclatante. 

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