Antonello Di Cerbo: il ricordo di Andrea De Simone

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“Avevano poco più di vent’anni, Antonello e Carmen, quando sono venuti in Provincia per raccontarmi la loro bella storia di volontariato e di amore.
Due ragazzi sensibili, capaci di sognare e realizzare progetti ambiziosi ed innovativi a favore di persone che vivono condizioni di disagio e di emarginazione.
Li ho ascoltati, incoraggiati e frequentati fino a stabilire un intenso rapporto umano.
Carmen, Antonello e tantissime ragazze e ragazzi hanno contribuito ad attuare la scelta di aprire il palazzo alle istanze di chi non aveva voce.
Palazzo S. Agostino è stato, in quella fase, un laboratorio di innovazione sociale, riconosciuto sul piano nazionale: gli appuntamenti biennali del volontariato a Paestum, la costituente della strada per la riforma della politica, la istituzione della consulta provinciale del volontariato, il convegno nazionale volontariato e politica di Amalfi o progetti di utilità sociale e di cooperazione internazionale che ne sono scaturiti, hanno visto Carmen ed Antonello in prima fila e protagonisti
Antonello, vero genio e visionario, ha mostrato prima di altri, di avere capacità anticipatorie: la carenza di risposte istituzionali richiede servizi qualificati per le persone.
Da una prima sperimentazione di un centro socio-educativo in pochi metri quadri in via Pio XI intitolato a Guido Scocozza, nasce l’idea una grande ed innovativa impresa sociale, fatta di strutture semiresidenziali e residenziali, gestite da operatori ben formati e professionalizzati, in cui gli ospiti sperimentano forme più moderne di servizi domiciliari, alternativi alle tradizionali e superate ghettizzazione cui spesso erano destinati
Nella grande impresa, unica in Italia, c’è il cuore, il lavoro, la capacità, il sogno di un ragazzo dotato di una grande e riconosciuta intelligenza.
Lui era il mio amico geniale con il quale si scambiavano consigli, si discuteva, si litigava, si organizzavano momenti di goliardia e tavoli conviviali.
Tanti gli incontri, qualche allontanamento e poi di nuovo il simpatico ed affettuoso watsapp, con iil quale si annunciava un nuovo incontro.
Perdo l’amico che ho accompagnato all’altare, di cui sono compare e testimone di nozze, unico commensale della cena post matrimoniale da Gemma ad Amalfi, che raggiungiamo incoscientemente con la mia vecchia Appia del 1958.
Il destino è stato ingiusto con te.
Potevi dare ancora tanto a Carmen, a Francesca, a Gianmarco, ai tuoi cari fratelli, a tua mamma ed ai tuoi suoceri, miei amici di vecchia data.
Potevi dare tanta creatività alla straordinaria ed inimitabile impresa sociale, in linea con quanto hai positivamente costruito, alla luce delle nuove sfide che si aprono per combattere vecchie povertà che resistono e nuove emarginazioni che si sommano alla convulsa e tumultuosa evoluzione di questo nostro tempo che ci è dato vivere, fatto di criticità, di incertezza di aumento a dismisura della precarietà e delle ingiustizie, nel Paese, In Europa, nel Mondo.
Potevi dare tanto anche alla politica, che era la tua passione ed amavi ma la politica, questa politica, irretita nella logica dell’io, incapace di visioni di futuro, si è rivelata, come per tanti altri leader della società civile organizzata, ingiustamente ingenerosa con te!
Non dolertene! Le tue azioni e la tua coerente testimonianza di vita, saranno un vigoroso esempio ed un orientamento etico per le nuove generazioni!
Mi manchi tanto amico geniale.
Andrea”. Così Andrea De Simone, già presidente della provincia di Salerno, ricorda Antonello Di Cerbo, scomparso in queste ore.

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