Avellino, Procura: “da sindaco richieste sponsorizzazioni e favori”

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Tentata induzione indebita alla corruzione per l’esercizio della funzione, rivelazione di segreto d’ufficio aggravata, al falso in atto pubblico, peculato, depistaggio. Sono i reati contestati al sindaco dimissionario di Avellino, Gianluca Festa, e agli altri due professionisti indagati che sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura irpina. Ai domiciliari, oltre al primo cittadino, un architetto, già dirigente dei settori Lavori pubblici e Attività produttive del Comune e di un altro architetto. Tra gli indagati figurano anche l’ex vicesindaco e un assessore. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo e della Guardia di finanza, avviate nel settembre scorso dopo una serie di denunce e di esposti, sono state approfondite con intercettazioni telefoniche, telematiche e conversazioni avvenute in uffici e a bordo di autovetture utilizzate dagli indagati e con acquisizioni di documenti e di verifiche bancarie. Secondo l’ipotesi accusatoria la prima condotta illecita si sarebbe consumata attraverso “numerose sollecitazioni promosse dall’allora sindaco nei confronti di operatori economici legati da rapporti contrattuali con il Comune perché promuovessero sponsorizzazioni a vantaggio di privati”. Per quanto riguarda, invece, l’ipotesi di corruzione per la quale è stata adottata la misura cautelare, sono finite sotto la lente degli investigatori le “utilità economiche riconosciute, su richiesta del sindaco e sempre sotto forma di finanziamento al privato, dal titolare di un punto vendita di una nota catena del settore della ristorazione, pure lui indagato, in cambio di favori afferenti l’esercizio delle funzioni di primo cittadino”.

Ci sono poi anche contestazioni, in materia di rivelazione del segreto d’Ufficio che riguardano concorsi del Comune di Avellino per l’assunzione a tempo indeterminato di istruttori di vigilanza e funzionari tecnici. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero curato “in maniera certosina la divulgazione delle domande d’esame ai candidati da loro selezionati, ab origine, come vincitori della selezione”. Quanto ai connessi episodi di peculato e depistaggio si tratta “della singolare vicenda della materiale sottrazione da parte dell’allora sindaco del computer a lui destinato (e in uso) presso il suo ufficio in Comune. Tali condotte – si legge in una nota del procuratore Domenico Airoma -, chiaramente finalizzate ad ottenere un’utilità personale e a sviare le indagini, seguono di poche ore una vera e propria ‘bonifica’ posta in essere presso i medesimi uffici tramite personale specializzato, alla ricerca di microspie”. Secondo Airoma “le vicende e le condotte oggetto del provvedimento cautelare rappresentano soltanto una porzione di un complesso percorso investigativo afferente ai molteplici traffici delittuosi – che trovano origine ed occasione nella gestione privatistica della cosa pubblica all’interno del Comune di Avellino – caratterizzati dalla presenza di ‘agenti’ infedeli che hanno messo a disposizione le funzioni ricoperte a vantaggio di pochi”. Si tratta di “vicende spesso connesse tra loro, con interessenze a più livelli, che vedono coinvolti tanto pubblici amministratori e funzionari, quanto imprenditori e professionisti, all’interno di un contesto associativo ancora in corso di investigazione”. Il provvedimento restrittivo si è reso “necessario – senza dunque attendere il termine di tutte le investigazioni in corso, afferenti a più filoni di indagine – in considerazione delle numerose fughe di notizie (oggetto di autonomi approfondimenti) e, da ultimo, della condotta di inquinamento probatorio/depistaggio posta in essere dall’allora primo cittadino della città di Avellino.

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