Fai rumore. Nove storie per osare.

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Una perla editoriale per denunciare storie di ribellione ai soprusi.

Di Davide Bottiglieri

Messa in commercio ufficialmente il dodici maggio, ma di cui si stava parlando già da diverse settimane, Fai Rumore è un’antologia edita da Il Castoro, realizzata in collaborazione con Moleste, un collettivo femminista e uno spazio di mutuo ascolto, nato dalla necessità di un gruppo di autrici di condividere i propri vissuti di abuso o di discriminazione sessista nel mondo del fumetto.

La nascita di Moleste, avvenuta il 27 ottobre 2020, con la pubblicazione sul sito e sui social del manifesto sottoscritto da oltre cinquanta artiste, ha creato un autentico terremoto nel mondo del fumetto italiano, spingendo anche grandi firme della nona arte a commentare il nobile intento del collettivo. Da allora, Moleste è stato un punto di riferimento per l’ascolto di chi ha subito episodi molesti di natura sessista e omotransfobica, forte anche della rete di sostegno dei Centri Antiviolenza creata e delle numerose attività di sensibilizzazione del pubblico al tema, che hanno avuto risonanza nazionale.

Fai Rumore, pertanto, è solo l’ultima meraviglia di una realtà di cui abbiamo maledettamente bisogno. Una perla editoriale da acquistare, divulgare e da conservare con la stessa gentilezza che non ha nel suo prorompente atto di denuncia. Già il primo racconto, che porta la firma di Anna Cercignano, è un autentico pugno allo stomaco, nella rappresentazione drammatica di un’innocenza deturpata dai comportamenti distruttivi, che attecchiscono nella fertilità del chiacchiericcio di provincia (una tossina che, purtroppo, si estende anche in contesti più ampi). Il dolore ci accartoccia, ci deforma, ed è necessaria una reazione forte. “È che questi individui preferiscono ridursi a gregge: amano sentirsi al sicuro, nella prigione della loro mediocrità. Io non solo come loro, non gli appartengo. E soprattutto, non voglio soccombervi.”: un messaggio, questo, di una potenza disarmante, atta a sgretolare le catene che troppo spesso legano persone più fragili, senza possibilità di fuga.

I racconti si susseguono con un’eterogeneità che ne arricchisce il valore. Arriva chiaro che, dietro ogni storia raccontata all’interno del volume, ci sono persone, vissuti, cicatrici, che ne hanno composto l’artistə, autorə della piccola perla (sì, un termine che sarà ripetuto spesso) disegnata tra le pagine.

Vengono messi sotto esame i principali contesti di aggregazione adolescenziali, dalla scuola alla famiglia, ponendo l’accento sui danni che possono essere perpetrati dall’assenza di ascolto, dalla consapevolezza di non essere compresi, lì dove maggiormente bisognerebbe sentirsi protetti.

Ogni racconto è uno schiaffo in faccia, non atto a far male, ma a dare una giusta sveglia, ad aprire gli occhi su dinamiche alle volte sconosciute, altre volte ben note, ma affrontate con una superficialità distruttiva.

Quanta paura fa la solitudine che si frappone tra la casa di un’amica e la propria camera da letto, quando cala la notte? Quante crepe crea una relazione tossica? Cosa si nasconde dietro l’autolesionismo? Quanto è importante prestare attenzione al linguaggio del corpo, quando sbugiarda ciò che viene detto con voce rotta? È con cura che Fai Rumore affronta tutti questi temi, servendo l’arte e servendosi della stessa, in un processo sinergico che ne rappresenta la quintessenza.

Non c’è un momento giusto per guarire, ma quel momento lo riconosci. E te lo ricordi. È il momento in cui non hai più paura.”: una sentenza, scritta da Francesca Torre che, nella storia intitolata Due in una, ci regala un racconto così metafisicamente surreale nello stile, quanto follemente reale nel contenuto, da far male. Ma male davvero.

A chiusura dell’antologia c’è Ascoltami, il racconto tutto salernitano che porta le firme di Carmen Guasco, Marta Marcolino e Alessia De Sio. Le artiste nostrane, di cui dovremmo solo andar fieri, consegnano al lettore la storia giusta per la chiusura di un cerchio importante. “Nessuno può farlo per te, ma non devi farlo da sola” è, dopotutto, una frase iconica dell’antologia, ripresa dal racconto de La Tram e utilizzata nella sponsorizzazione dello stesso volume. E per non lasciare solə nessunə, è fondamentale ascoltare. Anche ciò che non si dice. Anche ciò che non si ha la forza o il coraggio di urlare. Ogni storia è un vissuto, come detto. Ogni vissuto compone una persona. E se il sillogismo è corretto, per cui se ogni racconto è una piccola perla, lo è anche ogni persona che lo ha scrittto/disegnato (o vi si riconosce), il segreto per ammirarla è lasciare che si apra la scorza in cui si è rinchiusa. Pertanto ascoltiamo. Sempre.

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