Il coraggio di ribellarsi

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Ogni gesto, ogni parola è figlia del pensiero; il pensiero è forma aristotelica che crea la sostanza.
Le azioni esprimono forme di cultura, e questa penetra la società e dimora in una grande ed unica coscienza, la Nostra.
C’è il bene ed il male; c’è il piccolo Giuseppe Di Matteo e c’è Enzo Brusca.


Poi ci sono i social dove si scrive, male ma si scrive.
Il 5 maggio dell’anno corrente è apparso sul profilo Facebook di “Ciro e Agnese Autolavaggio” il post qui riprodotto, che a leggerlo sembra quasi di vivere un ritorno al passato, a quel tragico 1996 durante il quale la disumanità si scagliava sugli indifesi: i bambini.

Il linguaggio è primitivo, codificato ma comprensibile “fetenzia e infamità”. Chi commette il grave peccato dell’infamia non vuole bene ai propri figli, perché il conto non tarderà ad arrivare … anzi l’acido non tarderà a scioglierli. L’infamia, chiaramente, è la denuncia di reati alle autorità, chi la commette per sottrarsi alle angherie, alla violenza, alle minacce, secondo questo codice deve essere punito. Con altra violenza e di quella peggiore, quella che colpisce i piccoli, gli indifesi.
Io dico NO, io urlo NO, io piango NO. Chiedo a tutti voi di insorgere dinanzi a simili affermazioni affinché il male non inquini le nostre assopite coscienze, affinché il mondo degli adulti sia culla e riparo per i bambini. Voglio ricordare ed acclamare i giusti: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa”.

avvocato Rosa Malinconico

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