Il Sabato del Villaggio/Tammuriata Nera

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di Francesco Napoli*

Si avvicina il 25 aprile con uscite a proposito ed a sproposito. La Russa e Lollobrigida fanno da apripista, ma siamo davvero convinti che esista una consapevolezza condivisa intorno all’attualità della Resistenza e della Liberazione? Dalla sostituzione etnica al dibattito su fascismo e antifascismo. Le manifestazioni a Salerno per celebrare la Liberazione e l’urgenza di una partecipazione civile. (tempo di lettura: 5 min.)

ꙮ Che c’entrano le migrazioni, la teoria della sostituzione etnica ed il 25 Aprile? Ad ascoltare Tammuriata Nera, pare che anche la tradizione smentisca, se mai ce ne fosse bisogno, questa aberrazione teorica, da sempre cara alla destra nostrana, sventolata come spauracchio identitario e per giustificare una politica repressiva e discriminatoria. Politica del terrore e della divisione. Logica della purezza razziale ed etnica che fu alla base del nazismo e del fascismo, luoghi nostalgici di questa destra al governo. Tammuriata Nera, annoverata tra gli inni della Resistenza, racconta di quel meticciato che attraverso guerre, dominazioni, incontri di popoli e culture, ha forgiato il Bel Paese, nel bene come nel male. Dovrebbero allora prendersela con le radici di quella guerra nata sui valori di quella stessa destra che oggi urla alla sostituzione etnica. Un corto circuito di chi non sa cosa altro inventare per nascondere l’inconsistenza di un governo che poche decisioni prende, di solito a favore di pochi. “… ‘E signurine napulitane fanno ‘e figlie cu ‘e ‘mericane, nce verimme ogge o dimane mmiezo Porta Capuana”. Bene intesi: la destra non è né ignorante né sprovveduta. Ha un disegno identitario, ha basi teoriche, storiche e culturali di riferimento. E questo non andrebbe sottovalutato, soprattutto dal rischio della spocchia di sinistra. Il 25 Aprile dovrebbe rimettere al centro il legame inscindibile tra queste lotte di rivendicazione e le migrazioni quale tema della contemporaneità. La Liberazione trova oggi il proprio senso nella intersezionalità delle lotte per i diritti di cittadinanza. E dunque dovremmo indignarci di fronte al rischio della messa in discussione della Protezione Speciale, quello strumento che consente a chi ne ha il diritto di emergere dalla clandestinità, di avere un lavoro ed una assistenza sanitaria, di avere asilo e vedersi riconosciute relazioni e affetti. Compromettere questo istituto significa fare il gioco di caporali e schiavisti. Ecco allora che il 25 Aprile diventa lotta di liberazione, ancora una volta, e tiene insieme la Resistenza, il ripudio della guerra, la dignità delle persone, il tema delle migrazioni e la bellezza di un Paese che dovrebbe riscoprire il valore del proprio meticciato piuttosto che inseguire un revisionismo storico e culturale. Lotta di liberazione per quelle seconde e terze generazioni di giovani che parlano italiano, nati in Italia e che frequentano scuole, hanno relazioni sociali ed affettive, ma non hanno né cittadinanza né diritti.”… E’ nato nu criaturo, è nato niro, e ‘a mamma ‘o chiamma gGiro, sissignore, ‘o chiamma gGiro”. 

ꙮ Sappiamo anche, però, che quelle lotte di liberazione furono l’esito di una ampia mobilitazione e partecipazione collettiva, di un coagularsi della politica intorno a valori condivisi. Festa della Liberazione, oggi, può significare allora anche l’urgenza di una politica meno arretrata, meno intenta a chiedere e distribuire risorse che piovono da altrove e più orientata a mobilitare le energie dei territori, ad aprire spazi di partecipazione più che temerli. Festa della Liberazione può significare una società civile che trona a partecipare, al Sud innanzitutto, uscendo da logiche di piccoli protagonismi, individualismi e autoreferenzialità che gonfiano l’ego di qualcuno ma sgonfiano la prospettiva di crescita umana e sociale delle comunità.

ꙮ A Salerno si apre una settimana intensa di celebrazioni ed eventi. Le iniziative si svolgeranno tra Piazza Vittorio Veneto ed il Lungomare cittadino. Il Festival “Resistenze” e la proiezione del film “Marcia su Roma” la sera del 25 Aprile al Piccolo Teatro di Porta Catena. Il corteo sarà anche l’occasione per inaugurare in città una piazza dedicata proprio al 25 Aprile. Iniziativa importante, da leggere forse come segnale sul tema della costruzione di luoghi di partecipazione, materiali ed immateriali, in città. Basterà una Piazza ad allargare lo spazio democratico, di costruzione collettiva di senso, di protagonismo delle persone e delle nuove generazioni? Sembra ci sia una certa fiacchezza su questo, una certa indolenza, piccoli potentati che rappresentano se stessi ed i propri ideali, pur condivisibili. Sembra di osservare una certa ritrosia a mettersi in gioco, innovare le forme e le logiche del coinvolgimento della cittadinanza nella cosa pubblica e nei percorsi di crescita associativa. Quasi una paura del rischio di sostituzione, magari non etnica come all’inizio di questa riflessione, ma certamente l’incapacità in alcuni contesti a rivedere ruoli e posizionamenti di esistenza personale e delle organizzazioni. Il risultato è un progressivo, inesorabile, impoverimento del dibattito, della partecipazione e l’inconsistenza delle nostre iniziative. Anche qui, un corto circuito tra quello che sentiamo dire, quello che avviene e le scelte a cui assistiamo. Ci vorrebbe coraggio certo, proprio come in quel 25 Aprile, per non ridursi a sfoggiare le briciole, per lanciare il cuore oltre il piccolo cabotaggio ed esplorare, con passione e competenze, strumenti e pratiche nuove di crescita e di sviluppo delle comunità, a partire proprio dalla partecipazione civile, dalla crescita nella legalità e nella democrazia. Ci vorrebbe il coraggio, per una certa classe dirigente – non solo politica – per alzare l’asticella del dibattito ed assumere un protagonismo nuovo, oltre quel “Tout va très bien, Madame la Marquise” che pure dovremmo mettere in discussione, ogni tanto.

*Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Sociologia, Analisi Sociale e Politiche Pubbliche, Teoria e Storia delle Istituzioni. Imprenditore Sociale, si occupa di Politiche di Welfare e Sviluppo Territoriale.

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