«Il Teatro? Un gioco che va fatto sul serio»

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Di Luana Izzo

Oggi con noi Enzo D’Arco, apprezzato attore, regista, formatore e autore teatrale, poliedrico, ricco di iniziative e contenuti.

Caro Enzo, che cos’è il teatro per te?

«Il Teatro è un gioco che va fatto sul serio’. Questa è la mia filosofia teatrale, da sempre. Vivere il Teatro con l’animo da bambini: giocare ma farlo seriamente».

Come mai hai scelto il percorso di operatore teatrale e qual è stata la tua formazione?

«Credo di non averlo scelto, ma è stata una graduale e normale esigenza. Voglia di contaminare quante più persone possibili di questa straordinaria Arte e non solo attraverso la scena. Perché il Teatro è terapeutico, apre i cuori, trasforma le coscienze ed avvicina i popoli. I miei primi passi da autodidatta hanno incontrato poi l’esigenza dell’approfondimento quando ho deciso di vivere e di mangiare di Teatro. Nella mia formazione ho incontrato svariati professionisti dell’arte teatrale che hanno incrementato ancora di più la mia forte e intensa passione per il Teatro così come mi sono arricchito e formato praticando la scena e grazie anche ai tanti colleghi incontrati».

Come nasce a Sala Consilina La Cantina delle Arti e qual è il rapporto con i tuoi collaboratori?

«È nata nel 2007 dopo svariate esperienze, alcune positive ed altre meno. Si tratta di una cooperativa culturale che crea interazione tra i cantinieri stessi e con le altre realtà locali e nazionali. Una Cantina dove insieme si cercano nuove strade e nuovi modi di espressione, principalmente attraverso il Teatro e proprio per questo vi è costituita una omonima Compagnia teatrale di cui mi onoro di essere il capocomico. I cantinieri hanno ognuno compiti diversi ma tutti importanti e fondamentali, tutti essenziali. Il grande lavoro di Antonella come attrice, educatrice e tutto fare impareggiabile; l’abnegazione di Marzio e la sua forza scenica; il contributo tecnico di Luigi; il sostegno di Titina; i nostri allievi grandi e piccini. Insomma La Cantina delle Arti è una famiglia».

Quali sono le vostre attività e gli eventi durante l’anno?

«In primo luogo ci sono i nostri spettacoli di Compagnia che girano l’Italia; poi c’è l’attività formativa con il nostro Laboratorio teatrale permanente “FoRiArTe” (Formazione – Ricerca – Arte – Teatrale) così come ci sono i laboratori nelle Scuole di ogni ordine e grado, nelle Carceri, negli SPRAR; gli stage che teniamo nelle varie realtà teatrali nazionali, le matinèe scolastiche, la rassegna letteraria “LeggerMente, letture interpretata e… una tazza di thè” e il nostro Festival “MonoDrama” dedicato a spettacoli con un solo attore in scena».

Come vedi il futuro del Teatro dato il periodo di emergenza
sanitaria?

«Bella domanda. Immaginare il futuro oggi e difficilissimo per tutti. Per l’Arte, il Teatro ancor di più. Siamo stati i primi a fermarci e saremo gli ultimi a ripartire. La pandemia ha portato alla luce tutte le storture del comparto teatrale. Le tutele di categoria inique ed addirittura assenti. Il vaso di Pandora è stato rovesciato. Speriamo che non tutti i mali vengono per nuocere e sia la volta buona di mettere mano ad una vera riforma del mondo teatrale. Poi, abbiamo bisogno di lavorare sia economicamente parlando, sia per una vera e proprio esigenza di vita. Non possiamo e non riusciamo a stare lontani dalla scena ancora per molto. Abbiamo bisogno di tirare fuori le nostre emozioni e condividerle con il pubblico. Speriamo che qualcosa si possa muovere già quest’estate dandoci la possibilità di fare spettacoli all’aperto. In ogni modo il Teatro continuerà a vivere, come ha sempre fatto. Niente e nessuno potrà impedire all’uomo di specchiarsi per comprendersi e trovarsi ancora».

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