La mappa della criminalità in provincia di Salerno

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di Erika NOSCHESE

La provincia di Salerno è caratterizzata da livelli di delittuosità che interessano il territorio in maniera disomogenea, sia dal punto di vista quantitativo che strutturale con un’incidenza differente, a seconda delle aree geografiche. È quanto emerge dalla relazione presentata dalla preside Iside Russo, presidente della Corte d’Appello di Salerno, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenutasi ieri mattina presso la Cittadella Giudiziaria.

Stando a quanto emerge dalla relazione presentata dal comando provinciale dei carabinieri di Salerno, dunque, ci sono tre macro aree, in riferimento non solo alla criminalità organizzata ma anche a quella comune.

La prima micro area riguarda l’Agro nocerino sarnese, tradizionalmente influenzata dalla limitrofa area Vesuviana e storicamente più permeata dalla presenza di consorterie criminali di tipo camorristico, dedite principalmente al traffico di sostanze stupefacenti e reati contro il patrimonio mentre, nel frattempo, risultano significative le attività delinquenziali riconducibili alla criminalità comune, quali furti e rapine.

La seconda sera comprende il capoluogo, i Picentini, la Valle dell’Irno e la Piana del Sele caratterizzata dall’estrema fluidità degli equilibri e delle dinamiche dei vari gruppi criminali presenti, in graduale aumento. E proprio in questa macro area si inserisce anche Cava de’Tirreni, in cui si registra una presenza sempre più evidente di gruppi criminali organizzati, sia per lo spaccio di droga che per il racket e l’usura.

La terza area racchiude la Costiera Amalfitana, il Cilento e il Vallo di Diano, caratterizzate da una contenuta attività della delinquenza comune e una latente presenza di organizzazioni criminali attive nel settore degli appalti per la realizzazione delle opere pubbliche.

Nello specifico, per il Cilento e il Vallo di Diano, negli ultimi anni, stanno emergendo che per il riciclaggio e il reimpiego di ingenti somme di denaro di provenienza illecita, investite in loco da sodalizi cosiddetti esogeni, provenienti dall’area napoletana; la monopolizzazione delle attività commerciali e del traffico di sostanze stupefacenti da parte di consorterie ‘ndranghetiste, che hanno esteso in loco la loro influenza tramite pregiudicati locali.

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