Luci e ombre sulla città di Salerno: Palazzo in attesa, gestione sospesa

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Altra settimana di passione a Palazzo di Città. Altra settimana di attesa e di incertezze sotto un cielo sempre più scuro e con un Municipio ancora sbarrato. Da più di un mese mentre si contano ancora le preferenze per proclamare il Consiglio comunale, il sindaco Enzo Napoli evita tutti. Si dice che mediti ancora le dimissioni, soprattutto all’indomani di un quadro sempre più complesso sotto il profilo delle indagini ma anche sotto il profilo politico. Per ora ha evitato gran parte degli incontri pubblici mantenendo il più stretto silenzio su tutto. E se gli assessori politici, seppur con difficoltà, cercano di riannodare il rapporto con la cittadinanza, i tecnici (per modo di dire) sembrano alzare i muri, anziché abbassarli. Una considerazione è d’obbligo: tecnico non vuol dire vincitore di concorso pubblico, bensì indossata la casacca di assessore, suo malgrado, assume un ruolo prettamente politico che riflette sempre e comunque una rappresentanza di tipo popolare. La città è ferma, ingessata. Le poche delibere riguardano contributi pubblici ad eventi o ordinaria amministrazione. Il caso delle Luci d’Artista resta emblematico di una gestione che ancora ad oggi stenta a cambiare rotta: prima le installazioni, a pochi giorni dall’apertura delle urne, poi il bando con l’affidamento alla ditta vincitrice avvenuto solo martedì. Per il resto non si intravede nulla all’orizzonte, se non un imbarazzo nel gestire questa particolare e complicata fase. Il problema più grave resta quello politico. Anche nel caso in cui l’inchiesta giudiziaria, per assurdo, dovesse fermarsi qui, resterebbero risentimenti e rabbia di esponenti della stessa compagine politica che non si sono risparmiati accuse negli ultimi tempi. Così come resterebbe il risentimento dei Progressisti che si sono visti scalzare in giunta da tre assessori tecnici, collocandosi così nel Purgatorio. Insomma una bella matassa da sciogliere che segna, comunque, la fine di un ciclo politico. D’altronde la storia insegna. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Basterebbe, ora, prendere consapevolezza di ciò per limitare i danni.

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