“Maturità, t’avessi preso prima”

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Forse il verso dell’iconica canzone di Antonello Venditti è quello che appare più attuale ai maturandi degli ultimi 2 anni. Bloccati per un anno e più in un mondo 2D dietro ad uno schermo, vivendo tra i banchi e con i compagni di classe solo per poche settimane a singhiozzo, computer, connessioni instabili e le spiegazioni ascoltate attraverso un paio di cuffiette.

È questo il ricordo che si porteranno nel cuore per tutta la vita i prossimi diplomati.

Ci è mancato il contatto con gli amici, con i professori e con la quotidianità.” -spiega Gaia Ragone, studentessa del liceo Regina Margherita di Salerno- “Sembra di aver perso delle occasioni e delle esperienze, come la possibilità di poter fare la gita di fine anno”.

Un anno che già per sua natura è diverso, come sottolinea Cinzia Limone, altra studentessa della scuola, ma che lo stato emergenziale ha reso ancora più difficile.

“Arei voluto viverlo in modo “normale”, come gli altri. Ma purtroppo il Covid c’è, e quindi abbiamo dovuto optare per la DAD”.

Una soluzione che, in qualche modo, ha aiutato da un punto di vista didattico grazie anche all’arduo lavoro degli insegnanti che, insieme agli studenti, hanno cercato di trovare un nuovo equilibrio per la trasmissione del sapere. Ma la scuola è anche il mormorio nei corridoi durante la ricreazione, le gite, ‘l’ora di libertà’ in palestra, la chiacchiera col compagno e le risate durante la festa di fine anno.

“Vivere la scuola è sempre meglio” – continua Cinzia che, durante il suo ultimo anno ha anche vissuto la pandemia sulla sua pelle essendo risultata positiva- “Non è stato bello, anzi, straziante. Ti sentì già persa, vuota di tuo, e poi i sintomi non aiutano. La pandemia ha davvero cambiato totalmente le nostre vite”.

Un cambiamento che, però, è diventato col tempo insegnamento di vita.

Con la maturità ormai alle porte, i ragazzi non vedono l’ora di varcare quella porta per l’ultima volta. L’ansia e l’eccitazione di quel giorno forse resteranno le stesse degli altri anni, ma non solo questo. In più ci saranno la determinazione, che è stata fondamentale per superare le difficoltà dell’ultimo anno di DAD, una maggiore consapevolezza e la malinconia per l’aver perso l’aspetto più bello della scuola: il poterla vivere sul serio. L’augurio che i maturandi di oggi si sentono di fare ai loro colleghi del domani è quello di “non mollare mai, credere in se stessi e in ciò che si fa. Anche quando le cose sembreranno impossibili e difficili, che tutto stia per crollare, è proprio quello il momento in cui bisogna crederci di più”.

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