Quando cultura non è cultura

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Alessio Rega racconta il lato oscuro di festival, fiere e rassegne letterarie

di Davide Bottiglieri

Con l’approssimarsi della bella stagione si fanno sempre più numerosi festival, fiere del libro e rassegne letterarie, promossi da comuni, che gridano alla promozione della cultura, ideale intramontabile. Eppure, in buona parte dei casi, ci si trova davanti a eventi così poco sponsorizzati da far sorgere il dubbio sul reale interesse dell’organizzazione, oppure ci si imbatte in festival troppo sovvenzionati da poter giustificare delle evidenti criticità.
A parlarcene è Alessio Rega, fondatore del Gruppo Editoriale Les Flâneurs Srl.

Piccoli festival e fiere dell’editoria: è davvero tutto oro ciò che luccica?

Non sempre. Ci sono fiere e festival che funzionano bene, altri un po’ meno. Posso parlare con cognizione di causa riguardo i tanti festival che da anni ci sono in Puglia. Sono troppi in proporzione ai lettori che sono sempre meno. Si tratta poi di eventi che non portano quasi mai una ricaduta nel lungo periodo. Sono dei grandi spettacoli.

Che interessi si possono avere nell’organizzare una rassegna che non porta pubblico?

Nella maggior parte dei casi, soprattutto in festival di una certa rilevanza, chi organizza una rassegna ha banalmente interessi economici. Molti grandi festival ricevono finanziamenti pubblici, c’è chi poi addirittura si vende durante le presentazioni le copie omaggio richieste per poter essere ammessi al festival. C’è chi ne chiede 7 che poi guarda caso è la media di copie che si vendono in presentazioni di questo tipo.

Cosa dovrebbe fare l’organizzazione per aumentare l’appetibilità del proprio evento e garantire affluenza?

Non è facile dare una risposta a questa domanda, le variabili sono tante. C’è bisogno di un’educazione alla lettura che non si può improvvisare all’improvviso. È un percorso che richiede tempo.

Quali sono i costi, a tuo avviso, ragionevoli per aiutare la piccola/media editoria a partecipare ad eventi del genere?

I costi devono essere proporzionati a quello che l’evento o la fiera è in grado di garantire. Al salone del libro di Torino ci sono stand per tutte le tasche. Trovo invece assurdo i prezzi di qualche piccola fiera dove addirittura c’erano stand messi in vendita a 800 euro.

Cosa ti piacerebbe ti venisse garantito all’interno di una fiera alla quale hai interesse a partecipare?

Una comunicazione efficace. Spesso abbiamo partecipato a fiere dove nemmeno in città erano a conoscenza dell’evento. Come si può pensare che il pubblico partecipi?

Quali sono i principali criteri di valutazione di una fiera/festival di un editore?

Anche in questo caso i criteri di valutazione sono molteplici. Per quanto riguarda le fiere riteniamo fondamentali il Salone del Libro di Torino e Più libri più liberi di Roma. Poi valutiamo in ordine di importanza, costo e logistica.

Spazi e stand messi a disposizione: dai consigli e istruzioni per l’uso a un ipotetico organizzatore!

In caso di festival sarebbe bello non fare una distinzione tra autori di serie A e autori di serie B. Magari si potrebbe inserire la presentazione di un autore poco noto tra due autori famosi. Per quanto riguarda gli stand è importante che il costo sia proporzionato alla portata dell’evento. Per esempio, per uno stand in un piccolo paese della Puglia ci hanno chiesto anche 800 euro. È impensabile!

Solitamente eventi di questo tipo sono occasione per poter incontrare professionisti del settore (editor, agenti letterari etc) e autori che si propongono. È più un incomodo o un’opportunità, per un editore?

È sicuramente un’opportunità. Fiere e festival sono comunque momenti di confronto per tastare il polso della situazione del mercato del libro.

Tra tutte le fiere alle quali hai partecipato, comprese le maggiori, qual è quella che hai ritenuto organizzata meglio e perché?

La fiera organizzata meglio è il Salone del Libro di Torino. Ha una storia trentennale. Hanno avuto tutto il tempo per mettere in atto tutte le migliorie necessarie.

Quali sono le criticità che, invece, hai riscontrato nella maggior parte dei casi?

La mancanza di comunicazione e di conseguenza l’incapacità di portare lettori e quindi acquirenti.

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