Sconfitta della Francia una sorpresa, ma che partita!

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Il procuratore sportivo Crescenzo commenta la finale dei mondiali di calcio.

Di Davide Bottiglieri

– Una partita folle, che ha sovvertito in più occasioni i pronostici. Si era detto che si sarebbero affrontate la tecnica argentina e la strabordante fisicità della Francia; tuttavia, soprattutto nel primo tempo, la squadra di Deschamps è stata surclassata anche dal punto di vista atletico. Come ci spieghi la prima frazione di gioco?

È stata una partita bellissima! È successo tutto quello che mi aspettavo, tranne il trionfo finale francese, e sono contento di questo epilogo. Il primo tempo lo avevo immaginato così, con l’Argentina che creava e la Francia che li aspettava per poi ripartire. Probabilmente, dal punto di vista atletico ha influito il giorno di riposo in più e la maggiore fatica fatta dai transalpini contro il Marocco. Poi qualche giocatore di Deschamps non è entrato in campo mentalmente come avrebbe dovuto: è inaccettabile che un giocatore dall’esperienza internazionale come Dembelè commetta un’ingenuità del genere nella propria area di rigore. E poi nel 2-0, l’Argentina, come avevo previsto, con un’azione di contropiede ha aperto tanto spazio tra il centrale e il terzino sinistro, e c’è stata la giusta imbucata che ha portato al goal di Di Maria. Un gran primo tempo.

– Tra gli uomini determinanti da te pronosticati avevi citato Angel Di Maria. Un rigore procurato e un gol per il giocatore juventino! Il suo inserimento negli undici titolari all’ultimo minuto ha messo in difficoltà tattica Deschamps, a tuo avviso?

Neanche io mi aspettavo Di Maria titolare domenica, ed è stata determinante la sua presenza. È stato fondamentale sulla fascia sinistra nella fase di pressione, e la grande difficoltà in cui ha messo Koundè, ha comportato l’abbassamento di Dembelè in fase difensiva che ha poi causato il rigore dell’1-0 di Messi. Poi grande freddezza nel 2-0. Lui nella sua carriera si è rivelato sempre decisivo nelle finali, così come nella finale di Champions League di Lisbona del 2014, dove fu importante in tutte le zone del campo per la conquista della “decima” della Casa Blanca.

– Credi che Deschamps avrebbe potuto aspettare 10 minuti prima di effettuare il doppio cambio, anche per evitare un momento tristemente indimenticabile per Giroud e Dembele?

Naturalmente sì, avrebbe potuto aspettare, ma non è stato sbagliato fare quel doppio cambio: se stai perdendo 2-0, in quel modo, devi fare qualcosa per dare una scossa, quindi secondo me ha fatto, perché ha dato un gran segnale a chi stava in campo e non stava rendendo come doveva. Se avesse vinto, tutti avrebbero detto che non ha sbagliato nulla. Io, personalmente, difendo la sua scelta; lui allena 26 calciatori, non 2, quindi deve pensare al collettivo per raggiungere un risultato, e non ai singoli.

– Credi che questa vittoria sia per l’Argentina il coronamento di un ciclo giunto al termine, al pari di quello dell’Italia del 2006?

L’Argentina dall’arrivo di Scaloni ha iniziato a creare qualcosa di davvero bello. Si nota un’armonia che non si vedeva da tempo nel gruppo sudamericano, soprattutto dopo il fallimento della gestione Sampaoli. Naturalmente ci sono giocatori che sono giunti a fine ciclo, come i fenomeni Messi e Di Maria, o come il Papu Gomez, e per concludere una colonna importante come Nicolas Otamendi. Però guardiamo attentamente la rosa: Montiel, Romero e Molina potranno diventare una solida base della difesa albiceleste per il prossimo decennio; Mac Allister e, soprattutto, Enzo Fernandez garantiranno quantità e tanta qualità al centrocampo; mentre in avanti sia Lautaro che Julian potranno diventare fondamentali dal punto di vista realizzativo. E poi, che sia finalmente il momento di Dybala? Ora che Messi potrebbe lasciare la nazionale, la Joya dovrà finalmente fare il suo salto di qualità. L’Italia del 2006 invece era una squadra a fine ciclo, basti pensare che i grandi fenomeni che avevamo in quel mondiale, sono stati gli ultimi, fino all’arrivo in azzurro di giocatori come Chiesa, Barella o Donnarumma. I soli Pirlo, Buffon e Chiellini hanno tenuto a galla la nazionale.

– Sei d’accordo con l’assegnazione dei premi individuali?

Beh, Messi ha fatto un mondiale eccezionale; Mbappè, oltre al dato oggettivo degli 8 goal realizzati, per quel che ha fatto meritava comunque un premio; Enzo Fernandez è stato un grande protagonista dell’Argentina, probabilmente il calciatore che, dopo la sconfitta contro l’Arabia Saudita, ha cambiato e migliorato il gioco dell’albiceleste; Emiliano Martinez è stato meritatamente il miglior portiere della competizione, insieme a Bounou e Livakovic, anche se probabilmente Szczesny è stato quello col rendimento più alto, ma purtroppo per lui è stato eliminato troppo presto, mentre il portiere dell’Aston Villa ha conquistato il premio, oltre che per i rigori, per la decisiva parate di piede allo scadere dei supplementari.

-La conquista dell’unico trofeo che mancava nella sua bacheca scaccerà definitivamente il fantasma di Maradona che tormenta Messi dall’inizio della sua carriera?

Io continuo a pensare che Diego e Leo non sono assolutamente paragonabili. Il calcio in 30 anni è cambiato tantissimo e metterli a confronto è impossibile. Maradona era dotato di un talento che mai nessuno ha avuto come lui, ed è riuscito a vincere allenandosi poco e facendo la differenza in una squadra mai stata al livello dei grandi club europei. Anche Messi è dotato di un talento elevatissimo, ma ha giocato sempre in un top club, dove era sicuramente il protagonista indiscusso, ma era contornato da altri grandi campioni che lo hanno aiutato a conquistare sette volte il Pallone d’Oro, e numerosi trofei nazionali ed internazionali. Ora anche con la Nazionale Argentina hanno vinto entrambi la Coppa del Mondo, portando definitivamente Leo nell’olimpo dei grandi campioni che hanno vinto praticamente tutto, quasi sempre da protagonisti e che nessuno potrà mai smuovere da lassù.

È stato un mondiale bellissimo! La speranza è che tra 4 anni, con l’aumento delle squadre a quarantotto, assisteremo ad uno spettacolo ancora più grande e che possa appassionarci ed emozionarci sempre di più.

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