Si stava meglio quando si stava peggio: foto tra realismo e arte

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Venti fotografie di Adriana Scermino in esposizione nel foyer del Teatro Nuovo.

Di Davide Bottiglieri

Si stava meglio quando si stava peggio: un titolo, quello scelto per la mostra fotografica di Adriana Scermino, dal sapore dolce-amaro, un documento visivo che fotografa – è il caso di dirlo – gli effetti della pandemia sulle nostre abitudini.

L’autrice di questo percorso fotografico è Adriana Scermino, ventiquattrenne originaria di Vietri sul Mare. Amante dall’infanzia della fotografia, si appassiona sempre di più al ramo cinematografico di questa forma d’arte e sceglie di inseguire con caparbietà il suo sogno nel cassetto: immortalare i grandi artisti del mondo dello spettacolo. Per fare ciò inizia a studiare prima da autodidatta e poi frequentando corsi nella sua città. Si è fatta strada da sola, con le sue forze, perseguendo i suoi obiettivi da professionista, proponendosi come fotografa a diversi eventi della zona.
Si stava meglio quando si stava peggio è il risultato di un lavoro lungo e che è possibile ammirare fino al 17 dicembre presso il foyer del Teatro Nuovo.

– L’arte è un linguaggio attraverso cui l’artista esprime quello che sente. In che modo la fotografia riesce a farti comunicare?

La fotografia è una forma d’arte che in realtà significa scrivere con la luce…ed è così che io comunico con chi guarda le mie foto: come un poeta con le poesie, io con lo sguardo e con il cuore trasmetto le mie emozioni.

– Come hai capito di essere legata a questa forma d’arte?

In casa ero circondata da macchine fotografiche di tutti i tipi. Mi incuriosivano molto… mi interessava anche vedere come si sviluppavano le foto dal rullino al cartaceo: mi affascinava. Crescendo ho continuato a coltivare questa passione.

– Esistono fotografi a cui ti ispiri?

Un fotografo a cui mi sono molto ispirata e ho studiato è Vittorio Mazza, uno tra i più importanti fotografi che ha fatto la storia del cinema tra gli anni 50/70. Lo so, non sono tempi miei, ma ho fatto molte ricerche su chi ha fotografato il mondo cinematografico.

– “Si stava meglio quando si stava peggio” è la tua prima mostra? Da dove nasce l’esigenza di esporre i tuoi venti scatti?

Ho scommesso in venti scatti; venti scatti che potrebbero aprirmi porte e portoni e salire i gradini, uno per volta, fino ad arrivare al mio sogno nel cassetto.

– Le fotografie che hai realizzato ed esposto sono prive di post produzione. Ci motivi la tua scelta?

La fotografia, per me, deve conservare la sua naturalezza e originalità… non mi piace la finzione.

– Quale tassello vorresti catturare per completare la tua formazione da fotografa?

Mi piacerebbe approfondire molto la fotografia ritrattistica nel mondo del cinema!

– Quale è stata l’esperienza che ti ha maggiormente formata in quanto artista?

L’esperienza che mi ha formato di più e stato il Premio Charlot, che mi ha visto crescere sia umanamente che professionalmente.

– Direttrice di fotografia su un importante set cinematografico o una cacciatrice di vita reale: cosa vuole essere Adriana?

Adriana vuole essere direttrice della fotografia su un set cinematografico.

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