Silvia Gaudino: “Un progetto per far esordire la prima squadra di rugby a 15 femminile”

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L’ex capitano della Nazionale femminile di rugby oggi impegnata con i corsi di minirugby. “Giusto fermare i campionati”

di Matteo Maiorano – Il rugby ha scritto la parola fine alla stagione. Prima tra le discipline ad operare una decisione forte e lineare, valida a tutte le latitudini della Federazione, la palla ovale ha stoppato allenamenti, partite e competizioni nazionali per far spazio alla prevezione. Il Covid-19 ha messo in crisi tutte le nostre certezze, rovesciando l’ordinario e ristabilendo nuove gerarchie d’interesse collettivo nazionale. Silvia Gaudino, ex capitano della Nazionale di Rugby femminile, valuta positivamente la scelta di fermare le attività, rimandando a giorni migliori la consacrazione della selezione rosa a livello internazionale. L’atleta, che nel 2015 ha smesso con l’attività agonistica, si è impegnata attivamente in città, mettendo in campo un progetto di minirugby targato Arechi Salerno; teso a costruire, nel medio e lungo periodo, un’ossatura per il futuro della disciplina sul territorio. Lombarda di nascita, la campionessa azzurra da ormai un lustro risiede a Salerno, città con la quale ha stretto un legame molto particolare. 

Il rugby è la prima disciplina sportiva ad aver fermato i campionati, non assegnando alcun titolo e bloccando relative promozioni e retrocessioni…
“Scelta assolutamente condivisibile e non meraviglia il fatto che sia stato il primo sport a prendere una decisione simile. Parliamo di un’attività che fa del contatto fisico il cuore pulsante dell’azione. La salute degli atleti viene prima di tutto, poi penseremo ai risvolti in termini economici. La stagione non poteva di certo proseguire, nè stopparsi per poi riprendere a mesi di distanza”.
Il Sei Nazioni ha posticipato lo svolgimento delle gare in programma, dopo il preliminare rinvio di inizio marzo di Irlanda-Italia…
“La rassegna continentale è una grande vetrina per il nostro sport, soprattutto per quelle selezioni che stanno inziando a lanciare i campioni del futuro. Penso, tra le altre, all’Under-20 femminile, che stava ottenendo risultati incoraggianti. Ma ci sarà tempo per plasmare un gruppo vincente in vista dei mondiali di categoria”.
La selezione femminile sta ormai per imboccare la strada del professionismo…
“Anche se con qualche ritardo rispetto agli uomini, direi di sì. Le ragazze ad oggi percepiscono un contributo economico, frutto anche dell’investimendo di sponsor privati. Dovremo fare i conti con grosse perdite sul lato finanziario ed il rugby, preme ricordarlo, non ha alle spalle grossi finanziatori. Le società andranno aiutate per non gravare ulteriormente su bilanci che risentiranno del momento storico”.
Il minirugby targato Arechi ha ormai coinvolto decine di enfants prodige della palla ovale. Qual è l’obiettivo del movimento?
“In sinergia con l’Arechi Rugby abbiamo portato la disciplina nelle scuole e permesso ai più piccoli allenamenti nelle palestre degli istituti, portandoli pian piano sul campo da gioco. A tal proposito, abbiamo stretto una collaborazione con la squadra del Sacro Cuore di Pompei, per cui completiamo gli organici delle squadre in base al numero di atleti a disposizione, favorendo da una parte l’integrazione e dall’altra la diffusione dei valori dello sport. L’utenza, soprattutto quella che coinvolge le fasce U8 e U10, è aumentata notevolmente. Lo sforzo messo in campo mira a costituire una base forte e solida per il futuro. In pochi mesi abbiamo formato anche una selezione di rugby a 7 femminile, con la speranza di poter arricchire l’organico quanto prima. Puntiamo ad avete almeno 15 atlete, un giorno, per poter far esordire una squadra femminile nel panorama nazionale”.
Salerno, sotto il profilo dell’impiantistica, è in linea con il resto d’Italia?
“Il rugby in città ha la sua casa presso lo stadio Vestuti e, negli ultimi mesi, si è lavorato per rendere maggiormente confortevole l’impianto in occasione di allenamenti e partite. Sono state fatte delle migliorie, come l’aggiunta dei pali e l’illuminazione, mentre il manto erboso andrebbe ripristinato. Speriamo che ciò avvenga in tempi rapidi”.
L’epidemia non conosce confini: purtroppo la situazione in Italia, nonostante le restrizioni del Dpcm dello scorso 11 marzo, resta preoccupante…
“Vivo con molta apprensione quel che riguarda l’andamento epidemiologico. Sono in costante aggiornamento con i miei cari, che vivono a Monza. Per fortuna nel loro quartiere al momento non vi sono casi positivi, ma alcuni nostri conoscenti hanno contratto il virus e sono purtroppo deceduti. Speriamo di uscire il prima possibile da questo incubo”.

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