Special Festival, il racconto della terza giornata

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*dall’inviato Davide Bottiglieri

Si chiude anche la terza serata del Festival di Sanremo. Dopo i primi due appuntamenti sprint, quella di ieri è forse stata la sera meno forte, senza particolari eccessi. Sarà che si è un po’ persa l’euforia della novità, o forse si è entrati ben benino nel mood della principale kermesse della canzone italiana, il giro di boa non ha tenuto il ritmo dei primi giorni, nonostante uno share ancora molto alto e una qualità indiscutibile.

Per la prima volta dall’inizio del Festival, si sono esibiti tutti gli artisti, forse più concentrati a fare punti al Fantasanremo che in classifica all’Ariston. 

Quando, anni fa, i Lunapop hanno tentato di fare breccia a Sanremo sono stati scartati; ieri Cesare Cremonini ha fatto ballare tutto il pubblico sulle note di 50 Special, con tanto di reazione imprevista del cameraman.

Successo meritatissimo per Dargen D’Amico, il suo brano è ormai un tormentone, indipendentemente dalle classifiche! Scontato, invece, Achille Lauro, che sembra essere prigioniero del suo stesso personaggio, alla costante ricerca della provocazione e dello scandalo. Scialbo il suo tentativo di scandalizzare attraverso un simil-strip, finito con un sensuale massaggio nelle periferie della zona inguinale.

Se invece vogliamo fare un focus sull’outfit scelto (altro metro di giudizio del Festival), degna di nota è la citazione di Noemi, che ricorda, con il suo ombelico in bella vista, una giovane Anna Oxa dell’86. Resta sempre discutibile, invece, la canottiera di Giovanni Truppi, che cozza contro la sobrietà e l’eleganza del total-white proposto da Elisa. Il bianco (così come il rosa) è un colore propinato in più salse, durante questa settantaduesima edizione, come con Mahmood, accompagnato da Blanco, vestito di tessuti trasparenti.

Quest’anno ricorre il trentennale delle stragi di Carpaci e Via D’Amelio, episodi che, citando il direttore artistico, “tragicamente hanno segnato la storia di questo Paese”. Il pubblico risponde con una commovente standing ovation. A contribuire al ricordo, le parole di Roberto Saviano, altro super-ospite della serata: “Ricordarli significa rimetterli in vita. La loro storia è parte della nostra storia collettiva. Per tutti noi sono simboli di coraggio, e il coraggio è sempre una scelta.”. 

“La neutralità” punta il dito Saviano “non ci tiene in sicurezza, ci costringe a rinunciare alla libertà, alla dignità, al diritto di ricercare la felicità. Il silenzio favorisce le mafie e lascia solo chi le contrasta”, ma Falcone e Borsellino e Rita Atria “sono semi che sono germogliati, semi che possono diventare radici”. Il monologo dello scrittore – che dal 12 febbraio condurrà su Rai3 Insider – si chiude con un brano di un tema di Rita Atria: “Se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.

Continuano le esibizioni, la musica torna protagonista e, mentre Iva Zanicchi si prepara a cantare, tra i complimenti di Amadeus per lei e la Foer, la big in gara dice:«Drusilla quanto sei alta!» e la Foer:«Più di te!». «Hai anche altre cose più di me!» incalza Iva Zanicchi e la Foer conclude con:«Sono colta». «Ma no Iva… non dire così… » dice Amadeus, con gli occhi sgranati. «Ma va…» replica Iva, tra un sorriso e l’altro. Drusilla, divertita dal tutto, si allontana per lasciare il palco di Sanremo alla Zanicchi, accolta con grandi applausi.

Drusilla Foer resta sinonimo di eleganza. I tempi di conduzione sono perfetti, le sue osservazioni mai banali. Il monologo, una poesia. “Diversità non mi piace come parola. Mi piace unicità”. Drusilla Foer firma la terza serata del Festival di Sanremo 2022 con un lungo e commosso monologo. “Per comprendere e accettare la propria unicità, bisogna capire come è composta e di cosa è fatta. Siamo fatti di cose belle: ambizioni, valori, convinzioni, talenti. Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Le proprie convinzioni richiedono responsabilità, bisogna avere cura delle proprie forza. Immaginate quali dolori vanno affrontati, quale paure vanno esorcizzate, le fragilità vanno accudite”, dice con la voce rotta dall’emozione. 

“Non è facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme tutte le cose che ci compongono? Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, si sollevano insieme a noi nella purezza dell’aria, nella libertà del vento. In un grande abbraccio innamorato, urliamo ‘che bellezza: tutte queste cose sono io’. Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto sarà più probabile aprirsi all’unicità dell’altro. Io sono una persona molto fortunata ad essere qui, ma vi chiedo un altro regalo”, aggiunge. “Date un senso alla mia presenza su questo palco, tentiamo l’atto più rivoluzionario: l’ascolto. Ascoltiamoci, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio, anche per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità”.

La serata si chiude con la pubblicazione della classifica finale che vede, ancora, in cima Mahmood e Blanco con la loro Brividi.

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