Esercenti alla canna del gas: l’ipotesi è quella della serrata totale 

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Commercianti ancora sul piede di guerra per il caro-bollette, che, purtroppo, si sta concretizzando nelle ultime settimane in tutta la sua violenza economica. Le ripercussioni si avvertono particolarmente, anche in una realtà relativamente piccola come quella salernitana, e a pagarne le spese sono, soprattutto, le piccole e medie imprese, e, nello specifico, quelle che lavorano impiegando – relativamente al loro business – grandi quantità di energia elettrica, di gas e anche di acqua, siccome anche per la risorsa idrica sono stati rilevati aumenti non giustificati e giudicati eccessivi. I numeri, in effetti, sono da capogiro, almeno stando a quanto comunicato dal comitato dei commercianti salernitani contro il caro-bollette a margine del recente incontro con il Prefetto: rispetto allo scorso anno, nel 2022 l’energia elettrica è aumentata del 500%, il gas del 600%, il pellet 300%, la farina del 130%, il lievito del 150%, l’olio di girasole del 300%, lo strutto del 120%, la carta, i materiali per comporre il packaging dei prodotti sono cresciuti del 330%. Per questo motivo gli esercenti sono davvero esasperati, e lo dimostrano le loro dichiarazioni cariche di disperazione. “Siamo stanchi, lavoreremo ad ottobre come a settembre senza guadagnare nulla. Il governo ha detto e ci ha promesso che qualcosa farà, e che ci saranno finanziamenti con garanzia dello stato, ma nonostante tutto siamo esasperati – ha commentato Emilio Liuzzi del Bar Bluette – In questo momento il costo delle materie prime è quello a gravare maggiormente, in quanto i nostri fornitori ci hanno aumentato tutto”. Oltre al caro bollette, osserva l’esercente, si è osservato negli ultimi mesi anche un aumento dell’acqua. “Probabilmente – osserva – i gestori del servizio idrico si sono adeguati agli aumenti praticati da chi ha incrementato le bollette dell’energia”. “Secondo il mio parere – ha continuato – il nuovo governo dovrebbe lavorare il prezzo dell’energia, trovare un accordo a monte con gli altri stati. Il prezzo delle bollette dev’essere fisso, per le aziende, e unificato per tutti gli utenti, e non sulla base della durata del contratto. Il prezzo dell’energia va mantenuto basso per tutte le partite Iva ed anche, ovviamente, per la popolazione”. Particolarmente colpita è anche la categoria dei pasticcieri, che lavorano con attrezzature che hanno bisogno di un grande apporto di energia, per molte ore al giorno: vertiginose sono state, infatti, le ripercussioni sui prezzi delle bollette da loro pagate. E che, come nel caso di Giuseppe Faiella, mostrano gran rabbia e scoramento nei confronti della situazione attuale. “Hanno fatto un abuso – ha affermato il maestro pasticciere salernitano – sapendo che sarebbe accaduta questa catastrofe avrebbero dovuto avvertirci, inviarci una lettera. E, invece, dalla mattina alla sera, ci hanno recapitato bollette senza capo nè coda: i gestori hanno avuto un comportamento da usurai. Ma quello che ci sorprende è l’assenza del governo e delle associazioni di categoria. Abbiamo creato un comitato per Salerno e ci stiamo battendo per i nostri diritti. Il popolo stavolta ci sta affiancando, in quanto ha lo stesso problema nostro. Ora, a questo punto, la soluzione è soltanto una: la ribellione”. “Quello che ci serve è quello di fare rete, stamattina, non a caso, siamo riusciti ad aggregare alla nostra rete anche alcuni pizzaioli”, ha aggiunto il celebre pasticciere di Via Nizza, uno dei membri più attivi del comitato degli esercenti salernitani, che ha sottolineato come nell’aria, se non ci dovessero essere soluzioni, si verrà costretti a compiere azioni di protesta decisamente più forti, per non chiudere in modo definitivo le proprie attività. “Noi non vogliamo morire – ha concluso – e non vogliamo sentire il rumore delle campane”. Sul piede di guerra, però, sono anche i panificatori, che più di altri hanno subito l’aumento dell’energia, che peraltro, si è sommato anche a quello dei prezzi del grano, patito soprattutto durante l’estate, prima dell’accordo con la Russia sull’esportazione della materia prima più preziosa per questa categoria. Come sottolineato da Nicola Guariglia, numero uno dell’associazione dei panificatori salernitani, il costo del pane potrebbe crescere, nei prossimi mesi, fino a 7/8 euro al chilo, andando a mettere letteralmente in ginocchio le famiglie, siccome anche il pane, il cui prezzo è già ormai ben oltre i tre euro al chilo, rischia di divenire a tutti gli effetti un bene di lusso. Le iniziative di protesta “pacifica” messe in atto da parte dei rappresentanti della categoria, al momento, sembrano non essere affatto servite a ricevere risposte adeguate, ragion per cui anche coloro che ogni giorno praticano questo complesso, faticoso e vitale mestiere stanno pensando ad una soluzione drastica, ovvero quello della serrata totale, per far porre l’adeguata attenzione al tema da parte delle istituzioni. “La prossima iniziativa, purtroppo, sarà, sicuramente una serrata totale di tutte le aziende, oppure, in alternativa, un adeguamento del tariffario del pane a 7 oppure 8 euro, ma noi come categoria non ce lo sentiamo, perchè non vogliamo ribaltare gli aumenti dei prezzi sul popolo. Stiamo pagando di tasca nostra, riducendo i nostri ricavi, per poter pagare i nostri dipendenti e mantenere aperte le nostre attività”. Una richiesta netta anche al governo: “Noi panificatori abbiamo subito in maniera esagerata l’aumento dei costi dell’energia, dobbiamo ricevere un sostegno dal Governo senza precedenti: almeno dovremmo ricevere i soldi spesi per pagare le bollette da capogiro versati negli ultimi due mesi”. L’augurio è che la protesta, allargandosi sempre più, possa attirare l’attenzione delle istituzioni e convogliarle verso politiche che possano portare a risultati finalmente positivi per gli esercenti. “La protesta che stiamo mettendo in campo parte dalle nostre attività, in quanto la situazione andava sempre peggiorando, ma punta a coinvolgere una porzione sempre maggiore della popolazione, perchè tutti sono coinvolti dagli aumenti, e purtroppo siamo rimasti inascoltati – ha concluso Giuseppe Di Pace del Caffè Bellini di via Irno – Il popolo deve ascoltarci, perchè le nostre proteste pacifiche, come quella dei lumini la settimana scorsa, non sono riuscite a risolvere il problema. Ma potremo ottenere maggiori risultati soltanto coalizzandoci e facendo rete, non soltanto tra le attività, ma anche insieme a tutta la popolazione”. 

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