I lupi travestiti da agnelli…

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di Alessandro Rizzo

…ma a Natale, ahinoi, si sa che gli agnelli sono a rischio. E quindi ha pensato bene Umberto Bossi di togliere il vello con cui Salvini aveva cercato di ammantare l’intera lega e ha svelato il partito per quel che è davvero: un lupacchiotto predatore di voti del sud.

Io non giudico ovviamente l’elettorato, che vota come vuole, quel che vuole e che, legittimamente in un certo senso, è alla ricerca di un riferimento che almeno dica cose chiare e precise alla gente.

Io giudico due aspetti che a mio avviso meriterebbero un approfondimento di antropologia culturale: il primo, come si può avere una memoria tanto corta da non ricordare che la lega persegue obiettivi politici dichiarati contro il meridione; il secondo, come si fa a non rendersi conto che non esiste neppure uno dei problemi socio economici che la lega vuol farci credere e, soprattutto, che se anche esistessero, la lega non ha proposto nulla che possa sembrare ad una mente avveduta una soluzione.

Confido che almeno adesso gli elettori del sud si siano resi conto che Salvini viene qui ad usmare una preda a cui attingere, ma che poi torna su, a casa sua, dove i meridionali vengono ancora considerati come un problema. La cosa che più mi addolora è che chi vive al sud conosce bene sia la nostra operosità che la nostra inventiva e sa anche bene che queste qualità ci vengono riconosciute dalla maggior parte dei settentrionali. Anche al nord, insomma, la lega basa la sua esistenza sui consensi meno “illuminati”, ma che poi venga ad attingere anche qui è cosa inaccettabile. E l’altro giorno al congresso il lupacchiotto ha tolto il vello, salvo poi oggi (lunedì 23 per chi scrive) assistere al maldestro tentativo di Salvini di indossare di nuovo la bianca pelle lanuta affermando che Bossi non sa quel che dice. A giudicare dagli applausi che il senatur ha ricevuto al suo arrivo, non si direbbe che gli manchino i consensi.

Intanto si vedono gli effetti del decreto sicurezza sicché grazie a quel campione dell’ex ministro dell’Interno 21 operai di Prato si sono visti recapitare una multa da 4mila euro per aver scioperato. Spero che le multe siano annullate quanto prima o che il decreto sia abrogato, ma se tra quei lavoratori ce n’è anche uno solo che ha votato Salvini, spero anche che costui abbia imparato qualcosa.

Perché a comporre il Parlamento dovremmo mandarci gente in grado di capire i problemi della Nazione e di proporre soluzioni reali a problemi reali, non gente che lucra sui popoli del sud e basa la propria comunicazione sui morsi ai panzerotti e sul dito medio alzato. E soprattutto a cui poi brucia se a fargli il dito medio è una ragazzina che già solo per il coraggio avuto in una manifestazione goliardica da stigmatizzare senza esagerazioni, quel dito medio gliel’ha simpaticamente ricambiato. Ma dico io, puoi essere tanto corto da non renderti conto che quel gesto è da decenni alla base della comunicazione gestuale del tuo partito e che, pertanto, se per una volta lo fanno a te fai più bella figura a tacere?

Ma intanto la controparte che fa? Continua a frammentarsi. Renzi, mentre va via dal Pd, dichiara che però bisogna continuare a dare sostegno al governo. E qui in Campania la Carfagna medita di lasciare Forza Italia. Che secondo me alla fine non lascerà, soprattutto perché gli argomenti di persuasione del cavaliere credo che cesseranno i loro effetti soltanto molti anni dopo che lui avrà lasciato questa terra (e sempreché non abbia in soffitta un quadro che invecchia al posto suo), però intanto lo stratega del “vado via ma vi lascio giocare col mio pallone finché non mi sarò scocciato” le strizza l’occhio alla Carfagna e le dice che un’aggregazione di centro, liberale e democratica, un tantino riformista, ma solo un tantino che un po’ di più si fa la fine di Veltroni e Rutelli, vicina al popolo, non può non contemplare in Campania la Mara nazionale, un tecnico Cottarelli e un buon Rotondi giusto per volersi tutti bene.

A questo punto, le regionali in Campania segneranno probabilmente anche il banco di prova per il nuovo assetto nazionale. Basterà vedere cosa farà Renzi in Campania (ma cosa farà davvero) per capire se manterrà attaccata la spina del governo o se chiamerà Conte per gli auguri e con l’occasione gli dirà: “Giuse’, stai sereno!”.

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