Il catcalling non è un complimento

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Grazie ad un post pubblicato su Instagram dall’influencer Aurora Ramazzotti, anche nel nostro Paese si è cominciato a parlare di catcalling, termine inglese da cat (gatto) più calling ( chiamata) con cui si indicano molestie verbali rivolte prevalentemente alle donne per strada.
La giovane ha lamentato i commenti sessisti ricevuti mentre era intenta a fare jogging, evidenziato un aspetto epocale importante legato ad una mancata libertà della donna di camminare tranquillamente, indossando ciò che desidera senza avere timore di incappare in avance sessuali. Tutto questo nel 2021.Tutto questo in luoghi pubblici. Tutto questo mentre si parla tanto di parità di genere che rifugga, almeno si spera, qualsiasi tipo di discriminazione.
Il fenomeno è in crescita e non coinvolge solo le donne. Le battute spinte a volte prevedono insulti omofobici e altri commenti che fanno riferimento a etnia, religione e disabilità.
“La pratica delle molestie di strada è radicata nel nostro Paese” – spiega Pia Venditto psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. “Dobbiamo prendere in considerazione ciò che provano le donne che subiscono il catcalling ossia bassa autostima, sensazione di violazione del proprio spazio, la paura di percorrere certe strade, di socializzare o rincasare a un certo orario. Dunque il catcalling non solo crea sensazioni spiacevoli a chi lo riceve, ma porta anche ad un cambiamento delle abitudini e dello stile di vita. Questa forma di violenza, che non va banalizzata e ridotta ad una serie di semplici apprezzamenti, non può essere segnalata alle forze dell’ordine in quanto in Italia, rispetto a moltissimi paesi, non è riconosciuta come reato”.
Il catcalling non è una forma di approccio altrimenti la comunicazione verbale unita a  quella non verbale sarebbe sicuramente più rispettosa. Chi fischia e commenta il corpo di una donna in modo spropositato desidera mostrare la propria superiorità. La vittima, nella maggior parte dei casi, è sola. Prende il sole, fa jogging, si allaccia le scarpe. Chi agisce invece ha quasi sempre un complice, un alleato. “Perché l’uomo in gruppo è più cattivo, quando è solo ha più paura”. Quanto riecheggiano attuali le parola della grande Mia Martini.
Siamo di fronte ad un fenomeno irrispettoso e volgare, un vero abuso di potere, tipico di una società retrograda, patriarcale e maschilista.
Questa pratica non si traduce in un mero complimento o in una naturale forma di corteggiamento come quelli a cui ci ha abituati la cinematografia degli anni 80′. In questi gesti c’è malizia, provocazione, desiderio di possesso.
Fare e ricevere apprezzamenti può essere anche gratificante, saperli fare, però, deve essere un dovere di tutti, nel pieno rispetto della persona a cui sono rivolti.
È proprio questo il volto bello dei social: dare risonanza ad un a problematica che esce dalla sfera virtuale e si tramuta in dibattito politico.
Che sia scritto in inglese in francese o in tedesco, poco importa. Catcalling significa molestie. Ed è su questo che bisogna riflettere.

Rossella Graziuso

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