La morte di Vittorio Senatore avvolta nel mistero: chiesta nuovamente l’archiviazione del caso

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Una mamma non può piegarsi di fronte ad un silenzio omertoso. Una mamma non può accantonare la speranza di trovare una risposta alla morte del proprio figlio. Una mamma non può arrendersi dinanzi alla decisione di archiviare nuovamente il caso legato a quella maledetta notte del 15 Settembre 2019 quando, su quella maledetta strada che collega Vietri sul mare con Salerno, suo figlio, Vittorio Senatore perse la vita mentre era in sella al suo scooter, impattando contro il marciapiede. Questa è la tesi da sempre sostenuta dagli inquirenti ma avversata dai genitori del sedicenne di Cetara i quali, convinti che il corpo del figlio dopo la caduta accidentale sia stato sormontato da un altro ciclomotore, continuano a portare avanti la loro battaglia. Le indagini sono state archiviate per la prima volta a Luglio del 2021 per poi essere riaperte a Settembre del 2022, giorno del terzo anniversario della morte di Vittorio, come un segno dal cielo e proprio nel momento in cui anche la stampa nazionale si stava interessando a questo “caso irrisolto”. Gli inquirenti hanno ascoltato gli indagati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. 

Così Angelo Frattini, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Salerno, titolare dell’inchiesta su due –under 18 all’epoca dei fatti – dei tre indagati per reato di omicidio stradale (il terzo era già maggiorenne: procede Mafalda Cioncada, pm della Procura ordinaria) ha notificato nuovamente l’ archiviazione della pratica poiché mancano elementi sufficienti per proseguire nelle indagini.

Al dolore innaturale, quello che pesa sulla quotidianità dei gesti e delle parole, si unisce la sfiducia e la stanchezza di una madre. “Questa richiesta di archiviazione moralmente mi ha ridotto uno straccio perché avevo riposto tante aspettative nella riapertura del caso” – dichiara Monica Ferraro mamma di Vittorio. “Insieme a mio marito abbiamo deciso di andare oltre questo senso di impotenza che ci assale e faremo opposizione. Lo dobbiamo a Vittorio perché mio figlio meriti la Verità, perché mio figlio deve riposare in pace”.

Quella strada, priva di telecamere all’epoca, è macchiata del sangue di Vittorio. I fatti non si cancellano. Campeggia ancora uno striscione “Giustizia per Vittorio” e l’inconsapevolezza che non si può vivere per sempre chiusi nel silenzio. Anche quello ha un peso specifico. Anche quello, perpetuato nel tempo, segna, lacera, divora le coscienze. Non esistono muri insormontabili per un genitore. Di fronte al “non detto” di chi sa come siano andate esattamente le cose quella notte, c’è l’amore di una madre che, oltre i fascicoli, oltre le registrazioni, oltre gli interrogatori, ha scelto coraggiosamente di non arrendersi.

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