Le chiese a pianta ottagonale

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di Michele Di Popolo

Sono quattro le chiese salernitane a pianta ottagonale. Di alcune possiamo ammirarne la bellezza, altre sono in stato di restauro. Ma tutte e quattro le strutture presentano un fascino senza tempo, riconducibile alla loro costruzione durante il periodo rinascimentale.

Chiesa di San Salvatore de Drapparia

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La Chiesa di San Salvatore de Drapparia è un antico edificio di culto del Rione Antica Corte del centro storico di Salerno. La chiesa è riportata in alcuni opuscoli e guide come San Salvatore de Fundaco o de Dogana in seguito ad un errore di alcuni studiosi. L’equivoco nacque perchè, in un documento del 1268, si descrive il tempio di de Fundaco posto vicino ad archi e quindi si pensò, erroneamente, all’Arco di Arechi, ignorando però che, nello stesso documento, si faceva riferimento alla via Giudaica e che quindi quella cappella sorgeva più a sud dell’attuale Chiesa di San salvatore de Drapparia. Si trattava, quindi, di edifici di culto distinti e, quello individuato come de Fundaco, fu sconsacrato nel 1616 e non se ne hanno più notizie dal XVII secolo. In realtà esisteva anche una terza Chiesa intitolata a San Salvatore e detta in de Coriariis e di cui si hanno notizie a partire dal XIII e fino al XVII secolo. Nel 1423 fu consacrato un oratorio in onore del Salvatore, finanziato da un nobile del Seggio di Portanova, un certo Pacilio Surdo. Agli inizi del XVI secolo vi si trasferisce la confraternita dei mastri sartori e, nel 1575, l’edificio viene detto di San Salvatore de Drapparia. Tra il 1580 ed il 1585 il tempio viene ristrutturato ed ampliato assumendo l’attuale configurazione. Nel 1990 al suo interno si sono svolti operazioni di scavo, condotte dall’archeologo Paolo Peduto e tese alla ricerca di resti dell’antica Reggia longobarda di Arechi II. Si sono così portate alla luce i resti di una struttura termale romana del I-II secolo, delle mura di epoca Longobarda ed una serie di monete costituite da 51 follari di rame, 6 denari d’argento e 7 tarì d’oro. La facciata è divisa in due ordini: il primo con lesene laterali che incorniciano il portale, sormontato da tre teste di cherubini in marmo e sovrastato da un timpano spezzato, il secondo con timpano curvilineo e cornicione aggettante. In cima, sulla sinistra, è presente una piccola cella campanaria. L’interno, a pianta ottagonale e chiuso da un’ampia cupola con lanterna, è in stile barocco assunto durante i lavori eseguiti nel 1719 dal maestro stuccatore Antonio Martinetti. Sugli altari sono posizionati tre bei dipinti di Filippo Pennino.

Chiesa di Sant’Anna al porto

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La chiesa di Sant’Anna al Porto sorge nel rione Porto del centro storico di Salerno nei pressi del Teatro Giuseppe Verdi. Il periodo preciso della sua costruzione è sconosciuto, ma le prime notizie che la riguardano, trovate in un passaggio segreto murato nella cappella settentrionale, risalgono al XIII secolo. Verso la fine del Cinquecento subì una profonda ristrutturazione che la trasformò in un tempio a pianta centrale. Nel 1681 l’edificio divenne sede del convento dei Carmelitani di S. Teresa e fu fondato sotto il nome di Santa Maria in Porto Salvo nel 1682. La struttura sorgeva “extra moenia” cioè all’esterno delle mura di cinta della città presso la foce del torrente Fusandola. Nel 1807, soppresso il monastero con decreti napoleonici, la chiesa venne consegnata in custodia al padre di Santa Trofimena mentre nel 1828 il ministero delle Finanze dispose la trasformazione dei locali del monastero in “officine finanziare e direzioni”. I lavori di adeguamento risulteranno essere completati nel 1831. La chiesa è a pianta ottagonale, con sette cappelle laterali, caratterizzata da un portale circondato da lesene con capitello dorico che sorreggono un frontone da cui si accede al vestibolo che precede l’interno dell’edificio. Delle sette cappelle quattro sono semicircolari poste lungo i lati obliqui e tre quadrate lungo i lati ortogonali. Cinque, inoltre, sono dotate di altare sovrastati dalle statue di Santa Caterina, del Redentore e della vergine, un quadro della Madonna del Rosario e, sull’altare maggiore, un busto ligneo di Sant’Anna. Al di sopra delle cappelle sono posizionate le tele raffiguranti la storia di Sant’Anna, opera del maestro Gaetano D’Agostino autore anche degli affreschi degli Evangelisti posti negli spicchi della cupola. Sull’architrave di ingresso della sagrestia è posta la Madonna di Porto Salvo opera di Luigi Montesano risalente al 1841.

Chiesa di San Filippo Neri

San Filippo

La chiesa di San Filippo Neri è una chiesa rinascimentale che sorge nel rione Sant’Eremita del centro storico di Salerno. Fu costruita verso la fine del XVI secolo, in seguito all’insediamento dei Padri Cappuccini a Salerno e fu intitolata alla Santa Croce. Nel 1761 la congregazione dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima e di S. Filippo Neri acquisì la cappella. Nel 1763 iniziano i lavori di ampliamento e ristrutturazione della struttura che prevedevano la realizzazione della sagrestia, il rifacimento dell’altare e l’apertura di due nicchie laterali per ospitare le statue della Vergine e di San Filippo Neri. Nel XIX secolo la chiesa fu rappresentata in una xilografia, pubblicata su “The Illustred London”, di un anonimo viaggiatore inglese rimasto legato ed affascinato dalla vista che si godeva in quel luogo e dalla bellezza della chiesa. L’accesso alla cappella è assicurato da due diversi ingressi, uno laterale, con una scala che dava sul giardino del convento, e l’altro sulla facciata principale, caratterizzata da due lesene con capitello a voluta su cui si erge un timpano curvilineo con finestra ovale. La sagrestia, edificata nel corso del Settecento, si trova ad oriente della facciata e si di essa si trova il piccolo campanile a vela. L’interno è decorato con stucchi ottocenteschi ed affreschi raffiguranti episodi della vita di San Filippo Neri, che è rappresentato anche in una statua del 1778 realizzata da Giuseppe Manzo. sull’altare maggiore è posto un dipinto in cui sono rappresentati degli Angeli in adorazione della Croce.

Chiesa di San Sebastiano del Monte dei morti

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La chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti venne costruita nel 1530 su progetto dell’architetto Antonio da Ogliara. Si presenta come un piccolo tempio a pianta ottagonale esaltata da un doppio ordine di modanature che precede il tamburo e la cupola ad ombrello ad otto spicchi sormontata dalla lanterna. La facciata presenta un portale costituito da una cornice affiancata da colonne scanalate con capitelli corinzi poggianti su basamenti e sormontate da un timpano curvilineo spezzato, sulla cui sommità poggiano sfere di pietra scura; ai lati delle colonne sono posti due scheletri con falci, evidenti allusioni alla Morte, richiamata anche negli stucchi dell’interno con la raffigurazione di teschi. Il portale è sormontato da un alto e semplice finestrone rettangolare. L’interno è riccamente decorato con applicazioni in stucco. Otto lesene con capitelli corinzi sottolineano gli angoli e sostengono la trabeazione perimetrale. Nicchie scavate nella muratura ospitano l’altare maggiore e i quattro altari minori, tutti di fattura settecentesca. Di notevole qualità è il pavimento in marmo e maioliche che riprende lo schema della cupola con la divisione in otto spicchi raccordati in una rosa centrale posta in asse alla lanterna. Ai lati dell’altare maggiore due portali incorniciati in pietra conducono ad un piccolo ambiente e alla sagrestia a pianta quadrata con volta a vela. Fino agli anni ottanta del Novecento è stata adibita al culto e in uso alla congrega di San Bernardino. In seguito, a causa dei danneggiamenti dovuti dal Terremoto dell’Irpinia del 1980, fu affidata all’Ente Comunale d’Assistenza. È stata riaperta al pubblico solo nel 2011, dopo i restauri, ma in seguito è stata nuovamente chiusa. Secondo la leggenda nel Seicento sotto la chiesa furono seppelliti i cadaveri dei salernitani colpiti dalla peste, da cui il nome della chiesa.

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