Il Gip: «Collusioni tra realtà imprenditoriali e rappresentanza politica altamente pericolosi».
Così hanno danneggiato “le aspettative di crescita di operatori economici del territorio”.
«Particolarmente sintomatica appare la cosciente scelta di continuare a delinquere anche successivamente alla consapevolezza della esistenza di una indagine, reiterando le medesime con[1]dotte e cercando di ammantare di legalità le stesse, attraverso l’adozione di atti di indirizzo e deliberativi orientati a tal fine».
Le conclusioni del Gip Gerardina Romaniello rispetto alla posizione degli indagati sono chiare: l’attività è andata sempre avanti anche quando le notizie dell’inchiesta erano note, almeno agli interessati. «Una condotta costante – si legge – attraverso cui sono stati instaurati e poi mantenuti nel tempo opachi rapporti che, anche ove non sfociati in vere e proprie ipotesi di corruttela, tradiscono collusioni tra realtà imprenditoriali e rappresentanza politica altamente pericolose in quanto rappresentative dell’ideale “terreno di coltura” per lo sviluppo di ulteriori ipotesi di reato». Un quadro indiziario che ha mostrato: «la spregiudicatezza e la disinvoltura con la quale hanno posto in essere i fatti» e «il senso di impunità derivante dalla possibilità di controllare direttamente vari settori delle istituzioni o comunque di godere della “copertura” di compiacenti organi deputati alla funzione di controllo».
Non si sono mai fermati, in pratica. «Hanno perseverato nella commissione della condotta illecita, mostrandosi disposti a tutto pur di massimizzare i loro profitti economici, dimostrando la loro totale insensibilità per i dettami della legge e, anzi, si sono resi sino all’ultimo strumento per l’attuazione delle strategie e dei programmi illeciti». Ma ancora secondo gli inquirenti, queste condotte hanno danneggiato «le aspettative di crescita ci operatori economici che agivano nel rispetto della legalità».